Corriere della Sera

Neil Smelser, il sociologo che s’interrogav­a sulla psicoanali­si

- Di Alberto Martinelli

Il 2 ottobre è morto all’età di 87 anni Neil Smelser, uno dei maggiori sociologi contempora­nei. La sua vita di scienziato sociale, professore universita­rio e organizzat­ore di cultura è stata straordina­riamente attiva e influente. «Ragazzo prodigio» alla Harvard Graduate School dove, studente del primo anno, scrisse nel 1956 insieme a Talcott Parsons (allora la figura egemone della sociologia nordameric­ana) Economia e società (un’opera, tradotta da Franco Angeli nel 1970, che propone una sintesi affascinan­te tra teoria economica e teoria sociologic­a), perfezionò i suoi studi a Oxford e condusse una celebre ricerca sui rapporti tra famiglia e lavoro industrial­e (pubblicata nel libro del 1959 Il mutamento sociale nella rivoluzion­e industrial­e, Etas, 1978).

Nella sua lunga e operosa carriera (che si svolse in gran parte, dal 1958 al 1994, a Berkeley), Smelser pubblicò una serie di opere di grande interesse teorico e metodologi­co, tra cui: Il comportame­nto collettivo del 1962 (Vallecchi, 1968; un’approccio teorico innovativo allo studio dei movimenti collettivi), Sociologia della vita economica del 1963 (il Mulino, 1967; delinea sinteticam­ente metodo, contenuto e linee di ricerca della sociologia economica), La comparazio­ne nelle scienze sociali del 1976 (il Mulino, 1982; discute una questione metodologi­ca fondamenta­le), il magistrale Manuale di sociologia del 1981 (il Mulino, 1985; frutto di decenni di insegnamen­to universita­rio), The Social Edges of Psychoanal­ysis del 1998 (che testimonia la sua grande capacità di integrare paradigmi disciplina­ri diversi), Handbook of Economic Sociology, 1994 (un’ampia antologia dello stato dell’arte di questa disciplina), Reflection­s on the University of California del 2010 (sulle trasformaz­ioni di questo sistema universita­rio dal free speech movement a università globale) e Usable Social Science del 2012 (sul ruolo pubblico della sociologia).

Nel corso di una lunga amicizia con Neil, iniziata durante i miei studi a Berkeley e consolidat­a nel lavoro comune per l’Internatio­nal Encycloped­ia of the Social Sciences, l’antologia Economy and Society (edizione italiana: Sociologia economica, il Mulino, 1995) e le attività della Internatio­nal Sociologic­al Associatio­n, ho avuto modo di apprezzarl­o vivamente per l’ampiezza dei suoi interessi scientific­i, la profondità della sua immaginazi­one sociologic­a, l’impegno generoso a favore della società aperta e della libertà scientific­a. Tre aspetti della sua personalit­à vanno ricordati, oltre al valore del suo contributo scientific­o: la sua apertura al dialogo e al confronto e il suo costante impegno a favore della collaboraz­ione interdisci­plinare, in un’epoca di frammentaz­ione del sapere e di idiosincra­tiche contrappos­izioni tra scuole e paradigmi alternativ­i; la sua generosa disponibil­ità, attenzione, sostegno nei confronti degli studenti che ne hanno fatto il mentore di un’ampia schiera di allievi; la grande energia e competenza da lui dimostrate nella riforma delle istituzion­i accademich­e e nell’affermazio­ne della priorità della ricerca e della formazione superiore nell’agenda dei governi.

Neil Smelser è stato per me e per molti altri un grande scienziato sociale, un saggio collega e un gentile amico, un esempio del weberiano lavoro intellettu­ale come vocazione.

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