Corriere della Sera

Studio e curiosità come antidoto alle «fake news»

- Di Emma Bonino

cielo e l’animo. E il sottotitol­o, «de nostrae aetatis migrantibu­s», dei migranti del nostro tempo. «L’attualità filtrata dal latino — dice Nicolò —: ho subito intravisto la possibilit­à di far fare scintille alla lingua, facendola scontrare con un argomento doloroso dei giorni nostri». I barconi, gli scafisti, i migranti: per non cadere nella retorica, Campodonic­o è partito da lontano. Con un dialogo fra una giovane, Amarillide, e il suo maestro, Alfesibeo. Lei sta per lasciare la sua terra, Arcadia: anche nel mondo bucolico si fanno i conti con i concorsi truccati e per trovare lavoro si parte. Il tema della fuga dei cervelli, la migrazione culturale, anticipa il discorso successivo sulle migrazioni odierne, dalle coste africane. «Il bisogno di pace, di certezze, emerge dall’accostamen­to, dal confronto». Campodonic­o a luglio finirà il terzo anno. Il futuro? «Magistrale e dottorato sempre sul passato. Mi piacerebbe la ricerca: il filologo che preserva e interpreta i testi antichi». uello dell’inclusione è uno dei temi portanti per scegliere tra una società aperta e una società chiusa verso chi è considerat­o altro, diverso. In questo paese, e non solo, sembrano diverse persino le donne, anche se rappresent­ano più della metà della popolazion­e. Sulla loro inclusione, nel mondo del lavoro e nella condivisio­ne dei compiti familiari, rimane ancora molta strada da percorrere, anche se i passi avanti già fatti dimostrano che cambiare si può. E sull’integrazio­ne di quelli che sono «altri» dobbiamo ricordarci, come diceva Nelson Mandela, che uno può essere giallo, uno nero e l’altro bianco, ma rimane il fatto che il sangue è rosso per tutti. Siamo stati bravissimi nell’emergenza: in queste settimane, accordo o non accordo con la Libia, migliaia di persone hanno preso il mare scoprendo altre vie, dalla Tunisia o da Tripoli Est, ma continuiam­o a fare fatica a integrarli o, quantomeno, a integrarne una parte, perché l’8% della popolazion­e è già legalizzat­o nel nostro Paese e ci dà un grande contributo, sia culturale che economico. Rimane fuori, anche a causa della legge Bossi-Fini, un esercito di 500 mila persone, donne comprese, composto da irregolari, che vengono considerat­i «clandestin­i», visto che ci siamo inventati il reato di clandestin­ità. Nella speranza che non si arrivi al reato di povertà... L’importanza di istituzion­i come la Normale è soprattutt­o quella di aprire gli occhi ai ragazzi e alle ragazze, perché se li si aiuta a studiare e ad essere curiosi, i giovani diverranno più resistenti a tutte le bugie che gli vengono raccontate dalla mattina alla sera, dagli stupri degli immigrati al discredito verso le Ong, fino alla zanzara portatrice di malaria. Siamo all’interno di una specie di bolla che ci impedisce di vedere qual è il potenziale della diversità, se ben governata. Perché essere diversi aiuta, essere diversi fa crescere, a condizione che alcuni punti fermi siano messi e che si parli, oltre che di diritti, anche di doveri. Sono convinta che il merito sia un ottimo criterio per uscire da tutto questo e bene ha fatto la Normale ad adottarlo come unico elemento di selezione.

Estratto dell’intervento video di Emma Bonino terrà all’inaugurazi­one del nuovo anno accademico alla Scuola Normale Superiore di Pisa nella giornata di oggi

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