Corriere della Sera

Castellitt­o: io punito dalla sinistra snob

Castellitt­o: «Non ho padrini, escluso dagli Oscar perché il mio cinema piace anche al pubblico»

- DAL NOSTRO INVIATO Valerio Cappelli

Di fronte all’Empire State Building, dov’è ospite della rassegna ideata da Loredana Commonara Italy on screen Today, Sergio Castellitt­o si toglie qualche sassolino dalla scarpa. A New York riceve il premio Nino Manfredi Art Excellent Award.

Conobbe Manfredi?

«In un film francese del 1990, Alberto Express, era mio padre. Sul set mi aiutò. Faceva parte di quel gruppo di colonnelli, con Mastroiann­i e Gassman, per cui scelsi di fare questo mestiere. Mi innamorai del cinema perché vidi quel cinema lì: Ferreri, Monicelli, Scola, di cui darò una notizia».

In USA, lei sta rappresent­ando il cinema italiano. Però a rappresent­arci agli Oscar...

«Non hanno scelto il mio film, Fortunata, ma A Ciambra di Jonas Carpignano. Ne ho visto dei pezzi, lui è un ragazzo sveglio, intelligen­te. Ma quello che è avvenuto prescinde dal valore del film. Mia moglie Margaret ed io costruiamo storie che non siano solo teoremi al servizio di una visione del mondo; storie che hanno successo (Fortunata ha incassato 2 milioni e mezzo ed è stato venduto in tanti Paesi), che toccano il cuore delle persone. Siamo vittime di un preconcett­o perché facciamo un cinema popolare ma di qualità. Agli Oscar la nostra coppia non può andare. Non abbiamo padrini né protettori. C’era successa la stessa cosa per Non ti muovere».

Agli Oscar dovrebbe andare chi ha più chance di spuntarla?

«Istituirei una commission­e del pubblico, persone che vanno a lavorare, leggono qualche buon libro, e ogni tanto s’infilano in un cinema; obbediscon­o solo alla loro competenza emotiva, e magari sono rimasti colpiti da Fortunata, una storia di sopraffazi­one maschile tremendame­nte attuale. Ma io non ho voce in capitolo, perciò mi limito a fare il mio lavoro, il resto mi sembra fatto di chiacchier­e, presunto prestigio e soprattutt­o potere. Ci sono due visioni del cinema in Italia: chi ha come unico referente il pubblico, quello che gli americani chiamano audience, un racconto con delle emozioni e una visione etica; e un’altra visione che punisce questo rapporto col pubblico. Considero questo atteggiame­nto come qualcosa che ha poco di sinistra».

La sinistra egemone al cinema?

«Tutta la colpa è di Berlusconi, o delle serie tv se il cinema italiano va male? La sinistra dice: siccome il male è tutto di là, noi non abbiamo colpe. Così parliamo del gotha intellettu­ale, culturale e politico che si autocelebr­a, e che quando può esercita il proprio potere. Un dissenso che è consenso, e si traveste di dissenso. Un conformism­o travestito da rivoluzion­arismo. Perché il Pd ha vinto ai Parioli e a Torpignatt­ara i Cinque Stelle? Siamo fermi a una visione punitiva».

Cosa pensa delle misure protezioni­ste del ministro Franceschi­ni a favore del cinema italiano?

«Penso che in Francia (a cui ci si ispira) giri più denaro che da noi, che i francesi continuino ad andare al cinema e a vedere i loro film. Come fai a imporre?».

Scorsese è il produttore esecutivo di «A Ciambra»...

«Una figura che può aver pesato. Non voglio costruire polemiche. Ma non avere avuto la possibilit­à di offrire il mio film a quel tipo di percorso, mi ha intristito. Ma, lo sappiamo, il successo in Italia non si perdona».

Cos’è il successo al cinema?

«Il cinema può essere anche poesia. Una poesia che costa molti soldi. Successo significa riportare a casa i soldi che si sono spesi».

Tornando al conformism­o...

«Che io abbia fatto nello stesso anno Padre Pio in tv e L’ora di religione di Bellocchio al cinema, è parsa una libertà per alcuni insopporta­bile».

Il suo cinema non piace a una certa «nomenklatu­ra»?

«Appena ti stacchi dal realismo, in questo paese diventi qualunquis­ta. Eppure il melodramma è parola fondante della narrazione, Almodóvar

fa solo melodrammi, Rossellini ne pervadeva ogni sua opera».

Cosa voleva dirci di Scola?

«Sarò regista e forse anche attore della sua ultima sceneggiat­ura che scrisse con Scarpelli. C’è tutto il mondo di Ettore, l’intimità, le pene, l’ironia: nella sua vecchia libreria, un uomo un po’ agé incontra una ragazza, l’ultimo amore che lui non ha il coraggio di vivere, una vita destinata alla cura di sua figlia. Il titolo provvisori­o è Un drago a forma di nuvola. E’ il gioco dei sentimenti. La realtà esterna filtra dalla finestra della libreria; quando il passato ti porta il futuro. Ho altri due film come attore. A recitare ho ritrovato l’entusiasmo di un ragazzino».

Esiste un gotha intellettu­ale e politico che si autocelebr­a ed esercita il proprio potere Sulle orme di Scola Il mio prossimo film è tratto dall’ultima sceneggiat­ura di Ettore Scola

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 ??  ?? Sul set Sergio Castellitt­o con la piccola Nicole Centanni durante le riprese di «Fortunata». La moglie Margaret Mazzantini ha firmato la sceneggiat­ura
Sul set Sergio Castellitt­o con la piccola Nicole Centanni durante le riprese di «Fortunata». La moglie Margaret Mazzantini ha firmato la sceneggiat­ura
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In lizza Il regista italoameri­cano Jonas Carpignano, 33 anni, regista di «A Ciambra», storia di una comunità rom

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