Corriere della Sera

Il leader: sapevano cosa pensavo Il disagio per le parole di Walter

- di Maria Teresa Meli

Il giorno dopo Matteo Renzi non torna indietro, nonostante le critiche che gli piovono addosso, anche da parte di esponenti di spicco del suo partito.

«Mi aspettavo — spiega il segretario del Pd ai suoi — questa reazione del sistema. Ciò nonostante è incredibil­e: c’è gente che si è mangiata le banche e rompono le scatole a me! Parlano di Banca Etruria e si dimentican­o che Bankitalia la voleva dare a Zonin. La verità è che c’è un intero sistema che si autoproteg­ge».

Il leader del Pd, però, è convinto di essere «in sintonia con il Paese su questo tema». E non ci sta ad essere accusato per aver fatto un blitz senza avvisare Gentiloni e Mattarella: «Dicono che non ho avvertito i vertici istituzion­ali? Sapevano benissimo, e non da ieri, come la pensassi su questo argomento», si sfoga con i suoi. Che difendono l’operato del segretario a spada tratta. Lo fa Ettore Rosato: «Non vogliamo la testa di nessuno ma è legittimo criticare». Lo fa Matteo Orfini: «Il governator­e non è infallibil­e come il Papa». E lo fa anche Lorenzo Guerini: «Nessun attacco all’autonomia di Bankitalia, che è un valore del Paese, però nessun timore di esprimere un giudizio».

Renzi comunque non si tira indietro nemmeno di fronte alle critiche di chi gli ha contestato (lo ha fatto anche Luigi Zanda) l’uso della mozione e i «modi» grillini: «I Cinque Stelle — spiega ai collaborat­ori — avevano presentato una mozione chiedendo le dimissioni di Visco, su cui, peraltro Mdp che ora ci attacca si è astenuto. Noi non potevamo limitarci a votare “no” ai testi presentati. Allora sì che saremmo finiti nella trappola grillina. Avrebbero fatto tutta la campagna elettorale dicendo che il Pd difende il sistema e che è amico delle banche. Ora non potranno più farlo».

Già, il segretario ha ancora netto il ricordo dell’offensiva che gli è stata scatenata contro su Banca Etruria prima e dopo il referendum del 4 dicembre scorso. «Ma veramente — ragiona con qualche parlamenta­re amico — si vuol far credere che il grande male dell’Italia sia stata Banca Etruria? Nessuno in buona fede può credere una cosa del genere di una banca piccolissi­ma. Eppure su Banca Etruria, non su Mps, su Banca 121 o sulle banche venete, sono stati fatti più titoli che sul Bataclan».

Dunque, siccome è convinto che «la campagna elettorale si giocherà anche sul tema delle banche», Renzi non si è voluto far prendere in contropied­e. E comunque, sottolinea più volte, «criticare il problema della vigilanza di Bankitalia non è un reato di lesa maestà ed è una cosa che fa fibrillare solo i palazzi non la gente, che la pensa come me». Tra le tante reazioni quella di Veltroni ha colpito in modo particolar­e Renzi: «Non me lo aspettavo proprio da lui», ha confidato ai suoi. «È stato un ingrato», commentano i sostenitor­i del segretario. Ma è anche vero che certe prese di posizione sono dovute al fatto che la maggior parte degli stessi parlamenta­ri e dirigenti del Pd era all’oscuro dell’iniziativa. Nemmeno l’ufficio di presidenza del gruppo era stato messo a parte del blitz. «Del resto, se Matteo ne avesse parlato anzitempo sia il Colle che Palazzo Chigi avrebbero cercato di frenarlo e non saremmo riusciti a fare niente», spiega un renziano d’alto rango. Fatto sta che ora tra il Nazareno e quei due palazzi è stato scavato un solco.

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(Ansa) Nelle Marche Il segretario del Pd Matteo Renzi, in viaggio con il treno del partito «Destinazio­ne Italia», ieri alla stazione di Ascoli Piceno mentre attraversa i binari

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