Corriere della Sera

Indagini

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● La reporter, che aveva portato alla luce i Malta Files, è stata uccisa lunedì in un’esplosione

● La sua auto è stata imbottita con il Semtex, un esplosivo di tipo militare chiedendo aiuto alla comunità internazio­nale.

C’è di tutto, nei Daphne-files. E il suo blog — che forse il figlio porterà avanti: è partita una raccolta di fondi — viene letto parola per parola. «Dalle piste libiche al petrolio, dai narcos alla mafia siciliana — è cauto Herman Grech, direttore del Times of Malta — ogni ipotesi è possibile. La verità è che in questi anni nessun Paese europeo, in rapporto alla popolazion­e, ha avuto una così alta percentual­e d’autobombe. E non s’è mai trovato un solo responsabi­le di questi attentati». Daphne non aveva voluto scorte, fa sapere il governo, né telecamere di sorveglian­za davanti a casa: si fidava dei suoi due cani mastini.

Non saranno graditi al funerale, fa sapere la famiglia, quei potenti che sono ritenuti responsabi­li dell’assassinio. Davanti alla cattedrale di St. John, hanno messo una foto della blogger. Ma per vederla, bisogna scavalcare le bancarelle che vendono collanine ai turisti. Ci sono solo quattordic­i mazzi di fiori, non un picchetto, tre o quattro persone davanti. «Daphne — c’è scritto su un bigliettin­o indirizzat­o a marito e figli — tu con Matthew, Andrew, Paul e Peter siete i nostri eroi». Sfortunato quel popolo che ha bisogno d’eroi, e non lo sa.

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