«C’è chi si sposa da ubriaco a Las Vegas poi torna e si ritrova in comunione dei beni»
«Sì, ma era un gioco», è l’obiezione più comune di chi poi si ritrova davanti a un avvocato per la causa di divorzio. Un gioco. Che mediamente significa: eravamo a Las Vegas, quella sera abbiamo alzato un po’ il gomito e alla fine ci siamo sposati per scherzo. Domanda: avete firmato l’atto di matrimonio? Se la risposta è sì lo scherzo è riuscito certo, ma soltanto a chi dei due ha deciso, tornando poi a casa, di registrare le nozze.
Nello studio dell’avvocatessa Annamaria Bernardini de Pace sono arrivati tanti clienti a chiedere il divorzio dopo essere stati sposati senza troppa convinzione, per usare un eufemismo. Soprattutto negli anni Novanta. Maria Antonietta Izzo, una delle legali dello studio racconta: «Vengono da noi con le facce terrorizzate. Credono sia un gioco perché vanno a sposarsi mezzi ubriachi, si travestono, mettono delle parrucche e come fede nuziale usano il tappo della birra in lattina, quello che si strappa. Però poi firmano e le cose cambiano. A fine serata ciao ciao e ciascuno a casa propria».
Peccato che poi magari uno dei due «sposi» decida di registrare l’atto in Italia rendendolo valido a tutti gli effetti, comunione dei beni compresa. Quindi all’improvviso l’altro si ritrova sposato davvero e, dettaglio non secondario, con metà del patrimonio non più suo.