PAGARE LE TASSE SUL WEB? PER LA TARI SI VA ANCORA DAL TABACCAIO
Il contrappasso ha un che di dantesco: è toccato alla tassa sui rifiuti — che mai potranno essere digitalizzati, purtroppo — fare da test generale per la nuova Pubblica amministrazione online. La Tari, scaduta da pochi giorni, è stata la prima gabella locale a poter essere pagata attraverso PagoPa, la piattaforma per avvicinare Fisco e cittadini (il nome poteva essere scelto meglio: Pago la Pubblica amministrazione è ineccepibile nella sostanza, infelice nella forma). Ci eravamo appena abituati a pagare con il canale online il Mav (acronimo oscuro ma meno ansiogeno) per vederlo diventare obsoleto in alcune città. Ma se avessimo ragionato così avremmo ancora le carrozze, si potrebbe dire. L’Italia è in ritardo ed è giusto che acceleri. Milano, come sempre, è stata all’avanguardia. «Prima — aveva spiegato la Direzione Tributi del Comune di Milano — non c’era trasparenza nei costi della transazione che erano a carico della Pa. Ora i costi sono resi espliciti e al cittadino si dà la possibilità di scegliere il metodo di pagamento che costa meno». Grande promessa: basta code, minori costi, tutto facile come un clic. Peccato che non sia accaduto, almeno dal punto di vista del cittadino. Normale, si potrà pensare: lo stesso ministro della Semplificazione pubblica, Marianna Madia, si è lamentata pochi giorni fa di come i Comuni siano indietro nella digitalizzazione. Ma allora perché spegnere da subito il pagamento via Mav dove è stato abilitato il pagamento via PagoPa?. Il nuovo ha spazzato via il seminuovo che però funzionava. PagoPa è ancora in fase di rodaggio. Usarlo non è immediato e, comunque, ciò che abbiamo imparato dai giganti del web, è che non si può dare la colpa agli utenti-cittadini. Se non è immediato non basta dire che è l’utente a non capire. Anche perché devono accedere tutte le fasce della popolazione, anche chi, magari per l’età, non ha ancora dimestichezza con la Rete. Alla fine la cosa più facile da fare è andare dal tabaccaio. Se non è questa una sconfitta per l’Italia digitale...