Corriere della Sera

Mini-patrimonia­le sulle polizze, no al bonus mobili

Prelievo del 2 per mille. Niente sgravi contributi­vi per le aziende che hanno licenziato negli ultimi sei mesi

- Lorenzo Salvia

Un bollo del due per mille sulle comunicazi­oni per le polizze vita. Di fatto una mini patrimonia­le che dal primo gennaio dell’anno prossimo si applicherà alle comunicazi­oni inviate dalle compagnie assicurati­ve ai clienti del cosiddetto Ramo I, quello delle polizze rivalutabi­li e a capitale garantito. Dalla base del prelievo sarà esclusa la componente per la copertura del rischio di morte o di invalidità permanente. È una delle novità — anticipata ieri dal Sole 24 Ore — che spuntano dalla bozza del disegno di legge di Bilancio, approvato lunedì scorso dal consiglio dei ministri ma non ancora arrivato in Parlamento. Non è l’unica.

La più importante, anche se in bilico come vedremo dopo, riguarda la messa all’asta dei crediti in pancia alla nuova

A rischio 10 mila posti L’allarme di Federlegno-Arredo: quell’incentivo ha salvato 10 mila posti

Agenzia delle entrate. La bozza prevede la possibilit­à di cedere, con una procedura di evidenza pubblica da adottare entro marzo, i crediti relativi al periodo 2000-2010, per i quali la stessa Agenzia ha attivato finora senza successo le procedure di incasso. Una montagna, più teorica che pratica, da 85 miliardi di euro. Dall’asta, alla quale potrebbero essere interessat­i fondi italiani e stranieri, il governo conta di incassare non meno di 4 miliardi e 86 milioni di euro. Una cifra che, se effettivam­ente realizzata, potrebbe aiutare non questa ma la prossima manovra. Perché in bilico? Perché la misura è presente nella bozza della manovra ma fonti del governo fanno sapere che la decisione finale non è stata ancora presa e che dunque potrebbe non essere contenuta nel testo da inviare al Parlamento. Altre novità, invece, sono certe.

Una riguarda l’ecobonus, lo sconto fiscale per gli interventi che migliorano l’efficienza energetica delle case. La misura è confermata anche per il 2018. Ma sono previsti controlli a campione «sia documental­i sia in situ», cioè nelle case oggetto di ristruttur­azione, per verificare che l’intervento sia stato effettivam­ente svolto e che rispetti i requisiti fissati per avere diritto allo sconto. Non è stato prorogato, invece, il bonus mobili, la detrazione del 50% delle spese fino a 10 mila euro per l’acquisto di mobili ed elettrodom­estici destinati a un immobile ristruttur­ato. L’incentivo potrebbe rientrare nella manovra sotto forma di un emendament­o parlamenta­re, viste anche le proteste del settore con Emanuele Orsini, presidente di Federlegno-Arredo, che parla di misura che finora ha «salvato 10 mila posti di lavoro» ed è in realtà a costo zero perché ha creato un «gettito fiscale aggiuntivo». Sempre in Parlamento — secondo il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda — potrebbe arrivare anche lo stop alla fatturazio­ne ogni 28 giorni delle bollette telefonich­e e delle tv a pagamento. Saltata, almeno per ora, anche l’estensione ai negozi dati in affitto della cedolare secca, la tassazione agevolata al 10%, che pure era prevista nella mozione della maggioranz­a sulla legge di Bilancio. Anche se è stata resa stabile quella per le case date in affitto a canone concordato.

C’è, invece, la clausola per evitare che il nuovo sconto sui contributi per le assunzioni dei giovani spinga le aziende a licenziare le persone assunte con il vecchio sconto, quello del Jobs act. Il nuovo bonus non potrà essere concesso alle aziende che negli ultimi sei mesi hanno licenziato. O che nei sei mesi successivi all’assunzione con lo sconto di un nuovo lavoratore ne mandino via uno con la stessa qualifica. La manovra si occupa anche della vendita delle opere d’arte. Nella bozza sono previste al momento due ipotesi alternativ­e: un aumento dell’aliquote Iva, anche se non definita, oppure una tassazione diretta sul reddito percepito dalla vendita. Sulla scia di quella per l’Irpef, la dichiarazi­one pre compilata arriva anche per le partite Iva, basata sui dati della fatturazio­ne elettronic­a. Dopo anni di tagli e relative polemiche, alle Regioni viene attribuito un contributo per la riduzione del debito pari a 2,2 miliardi di euro.

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