Quando le leggi razziali entrarono allo stadio
In «Presidenti» di Adam Smulevich le vite dei tre ebrei italiani fondatori di squadre di calcio: Casale, Napoli e Roma
Un filo sottile ha unito, ai loro albori, la storia di tre squadre di calcio. Due delle quali sarebbero diventate (e sono tuttora) protagoniste assolute dello sport più amato in Italia mentre la terza è da tempo scivolata nelle retrovie. Un filo sottile ma anche poco conosciuto: Casale, Roma e Napoli, infatti, devono la loro trasformazione — nei primi decenni del Novecento — da associazioni dilettantesche a compagini di professionisti capaci di conquistare scudetti e coppe, all’intuito e all’intraprendenza di tre esponenti dell’ebraismo italiano: Raffaele Jaffe, Giorgio Ascarelli e Renato Sacerdoti.
Tre uomini, insomma, come racconta il giornalista Adam Smulevich nel suo agile e interessante Presidenti. Le storie scomode dei fondatori di Casale, Roma e Napoli (Giuntina), che hanno contribuito al successo di formazioni italianissime perché essi stessi così si consideravano. La loro origine ebraica, almeno nei primi decenni del XX secolo, non rappresentò un problema: il Risorgimento aveva finalmente trasformato in cittadini con pieni diritti quegli italiani che abitavano la Penisola da tempo immemore e tuttavia avevano conosciuto l’onta dei ghetti e delle persecuzioni.
Non solo: Jaffe e Sacerdoti decisero a un certo punto della loro vita di convertirsi al cattolicesimo. Non per timore di discriminazioni legate alle leggi razziali del 1938 (il loro battesimo avvenne ben prima) ma per convinzione. Solo Ascarelli non rinunciò alla sua fede ma la morte prematura (1930) gli risparmiò l’umiliazione dell’arresto e dei forni crematori di Auschwitz (Jaffe) o del confino e della fuga (Sacerdoti). Vicende dunque che conobbero, dopo i trionfi iniziali, il sapore della tragedia dovuta alla follia razzista imposta dal fascismo. C’è da chiedersi quanti tifosi, negli stadi italiani, sappiano di tutto questo: la palla è rotonda, ma spesso è capace di nascondere pieghe sorprendenti.