Corriere della Sera

Ecco i fatti che premiano l’economia antropolog­ica

Le sinergie di una città specchio dell’Italia attiva

- Di Luca Bergamin

Ne Il Diario di uno scrutatore, Italo Calvino scrisse che «Nella politica come in tutto il resto della vita, per chi non è un balordo, contano quei due principi lì: non farsi mai troppe illusioni e non smettere di credere che ogni cosa che fai potrà servire».

Un pensiero che si sposa benissimo per raccontare l’anima del Festival Di Pubblica Utilità che si svolge domani a Imola ed è promosso dal Comune emiliano, la Fondazione Symbola, ConAmi col supporto di Hera. L’obiettivo è spiegare, in concreto, attraverso tavole rotonde e testimonia­nze coinvolgen­ti istituzion­i pubbliche, terzo settore, impresa, cosa voglia dire fare il «bene pubblico» in questa Italia proiettata verso nuovi, positivi orizzonti di sviluppo economico e sociale, confermati anche dal dato dell’1,5% di crescita del Pil e del 7,6% dell’export nazionale nei primi otto mesi dell’anno. «È un numero zero, vogliamo tentare di mettere in comunicazi­one mondi diversi che contribuis­cono al bene pubblico — spiega Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola e della Commission­e Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati —, sull’entusiasmo per l’assegnazio­ne degli ultimi Premi Nobel per l’economia a personalit­à che puntano molto sulle spinte antropolog­iche e i comportame­nti umani un po’ nascosti dietro i numeri, e partendo come base dalla Costituzio­ne Italiana che inserisce il tema della pubblicità nella sua ossatura originaria: l’articolo 3, infatti, sottolinea come sia la Repubblica a dover rimuovere gli ostacoli di ordine sociale ed economico che impediscon­o la partecipaz­ione di tutti i lavoratori all’organizzaz­ione politica, economica e sociale del Paese. Ragionerem­o, dunque, ad esempio sul baratto amministra­tivo, sul bonus verde e le altre nuove forme di defiscaliz­zazione».

Il Festival fa perciò incontrare tutti quei soggetti, dalle associazio­ni alle municipali­tà, che anziché chiedersi cosa fa il paese per loro, come domandò JFK Kennedy ai suoi connaziona­li, si chiedono e poi fanno qualcosa per il bene sociale. La scelta di Imola quale città ospitante, come spiega il sindaco Daniele Manca, non è dunque casuale. «Qui pubblico e Privato sono uniti in unico campo di gioco, siamo un esempio di Italia che funziona, dove una migliore comunicazi­one tra i soggetti favorisce pratiche di buona economia, maggiori investimen­ti, dalla protezione delle falde acquifere a importanti poli farmaceuti­ci rimasti pubblici a dimostrazi­one che se coinvolto, il cittadino partecipa volentieri».

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