Spazi astratti per l’«Elektra» al suo debutto
L’Opera Nazionale Greca inaugura in un colpo solo la stagione lirica e la sua nuova sede, un moderno teatro situato al centro di un magnifico Polo culturale progettato da Renzo Piano nei pressi del Pireo, che comprende anche la nuova Biblioteca Nazionale.
L’opera prescelta è Elektra di Strauss, titolo «obbligato» in Grecia ma mai rappresentato ad Atene perché l’organico orchestrale straussiano è troppo ampio per le dimensioni della buca della vecchia sede. La messinscena è di Yannis Kokkos (vecchia conoscenza dei teatri d’opera italiani), più scenografo che regista, che ambienta la tragedia in uno spazio astratto, alienato, soffocante, dove si erge qual «memento mori» un’enorme statua di Agamennone a testa in giù. L’insieme è suggestivo e pregevole l’esecuzione di Vassilis Christopoulos, giovane direttore greco-tedesco che dà vigore alla tellurica densità della scrittura straussiana salvaguardandone però la trasparenza. Nel cast, che ruota attorno all’angosciante Elettra di Sabine Hogrefe, si impone la freschezza vitale della Crisotemide di Gun-Brit Barkmin. Ma dominatrice della serata è Agnes Baltsa (Clitemnestra), mezzosoprano greco di caratura mondiale, spesso nei cast di Karajan, memorabile Carmen alla Scala con Abbado, che a dispetto dell’età vanta ancora la personalità scenica e la forza vocale dell’interprete di razza. Le basta apparire in cima alla scala dorata oltre la quale la perfida madre di Elettra nasconde incubi e ossessioni, che la platea è rapita. A maggior ragione per il fatto, incredibile a dirsi, che mai prima la cantante si era esibita all’Opera di Atene.