I tormenti di un avvocato pachistano
Disgraced dello statunitense di origine pachistana Ayad Akhtar ha aperto la stagione dello Stabile di Torino con la regia dell’austriaco Martin Kušej (Carignano, fino al 29).
Nella storia di Amir, stimato avvocato di orgini pachistane, si intessono temi «caldi», razzismo, discriminazioni, scontri religiosi, difficoltà di assimilazione, paure, vigliaccherie. Amir vive di contrasti interiori che deflagreranno alla richiesta di un aiuto per un Iman accusato di terrorismo e nel dialogare a cena con la moglie pittrice innamorata dell’Islam, un gallerista ebreo e la moglie afroamericana.
Il conflagrare dell’anima di Amir è quello delle coscienze delle nostre società. Il regista con rigore, sfidando l’algido, ambienta la vicenda in uno spazio bianco con pavimento nero di carbone che imbratterà tutti e tutto; sceglie una recitazione antinaturalistica, in un susseguirsi di quadri di bella plasticità. L’arte, la sola che può cercare di far capire la realtà? L’ottimo Paolo Pierobon è Amir e bravissimi tutti, Anna Della Rosa, Fausto Russo Alesi, Astrid Meloni, Elia Tapognani. Lo sguardo acuto di Akhtar sembra dire che non ci sono risposte, vanno cercate dietro le domande e nel dubbio, non un avversario ma strumento di cammino.