Tranquilli, c’è Mario
Mandzukic toglie dai guai i bianconeri ma che sofferenza per battere lo Sporting
La Juve rimontata stavolta rimonta e porta a casa, con grande sofferenza, il primo spareggio verso gli ottavi della Champions. Ora sarà sufficiente non perdere a Lisbona, nella tana dei Leoni, tra due settimane, quando i bianconeri dovranno essere più lucidi, brillanti, leggeri. Intanto però il risultato dello Stadium vale doppio per una serie di motivi. Il principale è che lo strappa una squadra ancora convalescente dopo la rimonta di Bergamo e la sconfitta con la Lazio, non certo la vera Juve: mancano fluidità di manovra, velocità di esecuzione, intensità e continuità nel pressing. Inoltre la Signora è tradita dalle sue stelle: Dybala ha le gambe molli, Cuadrado è confusionario, Higuain pur generoso non sfonda e la difesa è da brividi.
Restano anima e cuore, an- che la freddezza di rimanere in partita dopo l’autogol di Alex Sandro. Pjanic, il cui rientro è fondamentale, segna il pari alla mezz’ora con una magistrale punizione a foglia morta, decimo gol bianconero. Ma il sorpasso, definitivo e prezioso, arriva solo a sei minuti dal 90’ quando Allegri azzecca, bravura e fortuna, la mossa vincente: fuori l’improvvisato terzino Sturaro, fischiatissimo dai tifosi e dentro Douglas Costa, ancora preferito a Bernardeschi. Nel giro di una manciata di secondi il brasiliano confeziona l’assist per il gol da tre punti del solito, insostituibile, Mandzukic, sempre a segno nelle ultime quattro di Champions in cui ha giocato.
Non è una notte semplice per la Juve. Perché lo Sporting è rognoso, occupa bene il campo, fa densità in mezzo e picchia quando serve. L’autorete di Alex Sandro evidenzia le lacune difensive degli allegriani: Cuadrado perde palla, Benatia interviene male e il brasiliano, prima di infilare Buffon dopo un rimpallo malefico, liscia il pallone e dà strada allo scatenato Gelson Martins. La Juve ha il pregio di non disunirsi. Non sbraca, non si perde d’animo, non si fa prendere dallo sconforto, né dal panico. E risale, pian piano, la china. Rui Patricio è un gatto sul diagonale millimetrico di Khedira e sul tiro secco e ravvicinato di Higuain, Mathieu anticipa Mandzukic alla fine dell’azione più bella.
Barzagli, entrato all’inizio del secondo tempo per rimpiazzare l’infortunato Benatia, serve a dare maggiore compattezza alla difesa. Ma quando è lecito aspettarsi lo scatto in avanti della Juve, la Signora va fuori giri. Pjanic non riesce più a dettare i tempi e a far rispettare le distanze, lo spento Khedira lascia il posto a Matuidi ma le cose non cambiano, anzi se possibile peggiorano, nel senso che i bianconeri si allungano, si sfilacciano. E non costruiscono lo straccio di una palla gol. La mossa di Douglas è quella della disperazione. Ma Allegri, oltre a essere bravo, è anche fortunato. Il cambio è azzeccato. La vittoria fondamentale.
Allegri Non siamo brillanti, serve più sacrificio È ora di riconnettersi Pjanic Lo Sporting gioca bene, non era per niente facile Abbiamo meritato