Yoga, golf e Saint Laurent. La nuova Marrakech
Si è inaugurato ieri il museo dello stilista. E l’hotel Mandarin ha aperto tra i green
l blu cobalto che ha sempre attratto Yves Saint Laurent ha una storia molto romantica: la tonalità era stata presa in prestito dal blu Majorelle, che il pittore francese Jacques Majorelle aveva utilizzato per dipingere le pareti di Villa Majorelle, la sua residenza a Marrakech, acquistata nel 1980 dallo stilista e dal suo compagno di vita, Pierre Bergé, folgorati dalla bellezza del luogo. A dire il vero, chi conosce la storia, racconta che quando arrivarono a Marrakech per la prima volta, nel 1966, era una grigissima giornata di pioggia. Dettaglio metereologico inutile: il fascino berbero si era già insinuato. Per ricordare la grande storia d’amore tra Marrakech e Yves Saint Laurent proprio ieri è stato aperto il Museo dedicato allo stilista, inaugurazione che segue di dieci giorni quella del museo, voluto a Parigi dalla stessa Fondazione Pierre Bergé-Yves Saint Laurent, ospitato nella casa studio della coppia, in avenue Marceau. Sarà l’abito «Omaggio a Mondrian» del 1965 ad accogliere gli ospiti nel neonato museo marocchino, un palazzo color ocra, realizzato da Karl Fournier e Oliver Marty, il duo parigino che ha firmato la struttura.
C’è molto della nuova Marrakech, in questo edificio essenziale, sul filone della apertura, Omaggio nell’ottobre 2015, del Mandarin Oriental Marrakech, firmato anche questo da un altro duo parigino, Gilles & Boissier. Immerso in 20 ettari di terreno e circondato dai green dei campi da golf, il resort è diventato una delle mete iconiche del Marocco, con le sue 54 «private villas», 9 suite (di cui due, da 290 metri quadrati ciascuna, con infinity-pool) e una spa ispirata alle moschee andaluse. Fiore all’occhiello i green, in linea con la nuova vocazione di Marrakech, premiata nel 2015 come Golf Destination of the Year for Africa & Gulf States.
A Marrakech tutto è in continua evoluzione: i locali di tendenza si mescolano a quelli tradizionali della Medina. Si passa da un tè alla menta nel concept Le Jardin (www.lejardin.ma) tra le tuniche imperdibili di Norya Ayron o una cena a Le Nomad. Per palati più tradizionali l’indirizzo giusto è Al Fassia, gestito solo da donne vestite con grembiuli e cuffie color amaranto (www.alfassia.com): insieme all’antipasto vegetariano con begherir, la tipica focaccia spugnosa, fatevi servire la spalla d’agnello alle mandorle. Ora che si è sdoppiato, non confondetevi: l’indirizzo storico rimane quello nel quartiere di Gueliz.