Corriere della Sera

Catalogna, un piano per evitare gli scontri

Il governo spagnolo studia il commissari­amento dei vertici a Barcellona, sabato, senza presenza fisica

- Andrea Nicastro

Sogni ed incubi della domenica di Barcellona. Il voto del Senato spagnolo per il commissari­amento del governo catalano è dietro l’angolo, venerdì si approverà per entrare in vigore sabato. E poi? Basterà una lettera di licenziame­nto per convincere i catalani ribelli a lasciare le loro poltrone? E se nel frattempo il President Carles Puigdemont avesse ancora in serbo una sorpresa delle sue?

In fondo Madrid aveva assicurato che non ci sarebbe stato referendum e invece improvvisa­mente urne e schede sono comparse il primo ottobre, con terribile smacco per la polizia nazionale. Il conseller («ministro») degli Esteri catalano Raül Romeva si è mostrato ancora deciso ieri: «Non permettere­mo che l’articolo 155 sospenda l’autonomia della Catalogna». Già, ma come? Sono tanti a perderci il sonno.

Gli indipenden­tisti sono divisi tra chi vorrebbe l’indipenden­za subito e chi accarezza l’idea di convocare elezioni anticipate all’ultimo secondo, prima di essere commissari­ati. Lo scopo sarebbe nobile: evitare il congelamen­to dell’autonomia. Quel che preoccupa di più sono i 6 mesi di commissari­amento ipotizzati da Rajoy. Se ne aspettavan­o al massimo la metà. In quei mesi tv, radio, finanze, ma anche ambasciate regionali all’estero, polizia, educazione, sanità sarebbero sottoposte al controllo di Madrid. Politiche «catalanist­e» vecchie di 30 anni potrebbero essere invertite.

I mugugni crescono. La sfida separatist­a comincia ad apparire come avventuris­mo. Perché non avevano capito che l’Europa ci avrebbe ignorati? Valeva la pena giocarsi l’autonomia conquistat­a dopo il franchismo?

Altri vogliono andare fino in fondo, anche a costo di trasferirs­i, sabato mattina, tutti a Perpignan, in Francia. È la sinistra anti capitalist­a della Cup a proporre un governo Puigdemont in esilio. Intransige­nti anche le due associazio­ni dei Comuni indipenden­tisti (Ami e Acm) che promettono migliaia di delibere a favore della dichiarazi­one d’indipenden­za.

Si spaccano i socialisti catalani. Per loro il tema è l’appoggio del partito nazionale guidato da Pedro Sánchez all’applicazio­ne dell’articolo 155. A Barcellona molti li guardano come traditori del catalanism­o che è qualcosa di più vasto e condiviso dell’indipenden­tismo. «Ve lo immaginate — chiede la sindaca Ada Colau, di area Podemos —, un ex President della Generalit come il socialista José Montilla che arriva nell’ufficio di Puigdemont e lo caccia via con la Guardia Civil per fare il commissari­o?». Il travaso di voti da socialisti a Podemos sarebbe immediato.

«L’autonomia della Catalogna va difesa — dichiara Nuria Parlon, sindaca socialista —, lascio il partito». Con lei sono 4 i sindaci del Psc, Partito Socialista di Catalogna, dimessisi assieme a Juan Majò, ex ministro dell’Industria a Madrid quando Felipe Gonzalez era premier.

Neppure alla Moncloa si riposa: gruppi scelti tra i diversi ministeri selezionan­o i nomi dei possibili commissari, scrivono regolament­i, studiano procedure per un commissari­amento che non ha precedenti. L’ordine di Rajoy è che non si ripetano le violenze del referendum che tanto l’hanno messo in imbarazzo in Europa. Per questo si accarezza l’idea di un commissari­amento «a freddo», senza presenza fisica a Barcellona. I funzionari catalani dovrebbero riferire (via email) a Madrid, pena multe, incriminaz­ioni e licenziame­nti. Sarebbe la via preferita da Rajoy.

Esecutivo in esilio La proposta degli indipenden­tisti di sinistra della Cup: trasferire l’amministra­zione a Perpignan, oltre il confine con la Francia

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In ascolto Sostenitor­i dell’indipenden­za della Catalogna ascoltano il discorso del presidente catalano Carles Puigdemont di fronte al Palazzo della Generalita­t. Puigdemont ha accusato il premier spagnolo Mariano Rajoy di avere scagliato contro le...

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