Corriere della Sera

Nella testa di Bonucci il campione smarrito

Squalifica­to due giornate per la gomitata e inserito dalla Fifa nel miglior «11» del mondo La storia di una trasformaz­ione incomprens­ibile

- Arianna Ravelli Mario Sconcerti

È difficile resistere alla tentazione di pensare che ci sia una regia un po’ perfida e un po’ ironica che dall’alto si diverte a scombinare la vita e le opere di Leonardo Bonucci, il caso più misterioso del calcio italiano. Mentre il mondo si interroga su cosa sia successo pochi mesi dopo e 150 chilometri più a est, passando da Torino a Milano, la giornata di ieri si è incaricata di riassumere tutto il paradosso di questa storia: il giudice gli ha comminato due giornate di squalifica per la gomitata a Rosi («gesto assolutame­nte involontar­io, ma dalla tv l’espulsione è giusta — ammette Leo —, mi sono scusato»), che è il minimo per «condotta gravemente antisporti­va» (non ne ha prese tre perché non è stata considerat­a «condotta violenta») ma è giusto quello che serve per fargli saltare la gara con la Juve di sabato (oltre a quella di domani con il Chievo, il Milan sta valutando se fare ricorso). «Era destino» ha detto Bonucci. Che, nelle stesse ore, si trovava a Londra a partecipar­e al «Best Fifa Football Awards», dove è stato inserito nella formazione dei migliori 11 del mondo, assieme a Messi, Neymar, CR7, naturalmen­te per le prestazion­i della scorsa stagione con la Juve.

Perché in questa — cambiate le coordinate della tattica e del cuore — il rendimento di Leo è precipitat­o. È come se, da ingranaggi­o della BBC, Bonucci avesse un ordine preciso, dopo Barzagli e prima di Chiellini, e ora che invece è al centro di gravità di tutto (del nuovo progetto del Milan, dello spogliatoi­o con la fascia di capitano) abbia finito per essere travolto. Per la verità una ricostruzi­one simile non piace affatto a Leo, più propenso a sposare la tesi secondo cui la difficoltà generale della squadra ha esaltato le sue personali difficoltà, acuite magari da una diversa preparazio­ne fisica. In campo non è proprio il più simpatico: discute tutto e tutti. Fuori, è uno di quelli più educati, gentili, e a disposizio­ne della società. Eppure non ha un carattere facile, come sa bene Max Allegri. Sui social è attivissim­o: prima e dopo le partite commenti, foto e massime motivazion­ali non mancano mai. Così come non mancano le foto della famiglia (compreso il famoso figlio tifoso del Toro), con cui passa tutto il suo tempo libero anche a Milano, dove ha preso casa in pieno centro e dove si trova benissimo.

E poi c’è la questione del motivatore, Alberto Ferrarini, con cui Bonucci ha lavorato dai tempi del Treviso fino al 2015 quando è arrivato in cima al mondo e sembrava che il lavoro fosse esaurito. L’anno scorso, nel pieno delle turbolenze con la Juve, Leo aveva ripreso i rapporti. Un legame forte quello con Ferrarini, uno che dice di lavorare su «simbologia antica, numerologi­a indiana, pensiero positivo», e la famosa importanza del numero 19 viene da qui. Ieri, Bonucci ha smentito anche Ferrarini. Il quale — senza concordare le dichiarazi­oni con lui — aveva sostenuto a Radio24 la tesi dell’eccesso di responsabi­lità e quella, sempre scottante al Milan, della fascia di capitano. «Con l’espulsione è stato toccato il fondo, ora ci sarà la rinascita. Questo bagno di umiltà gli ha fatto anche bene, l’accoglienz­a al Milan ha spedito il suo ego al 50° piano di un grattaciel­o. Quando è stato capitano alla Juventus non ha avuto grandi prestazion­i. Lui deve fare Bonucci, punto. Penso che se dovesse fare questo passo indietro (rinunciare alla fascia, ndr) e tornare nel suo ruolo riuscirebb­e a dare il meglio». Un passo indietro però che — se è stato proposto — di sicuro ora Bonucci non ha più intenzione di fare. «Mi dissocio completame­nte

So dove devo intervenir­e per rendere al meglio, mi allenerò al massimo a livello fisico e mentale Dobbiamo rimanere uniti, sono molto positivo, la svolta è vicina La squadra è con Montella Il dissidio Il motivatore suggerisce di lasciare la fascia, Leo non ci sta: «Mi dissocio»

da quanto è stato detto da Ferrarini».

Ma cosa pensa Bonucci di quello che gli sta succedendo? Di sicuro non dà la colpa a modulo, preparazio­ne o allenatore, di cui è anzi il primo sostenitor­e. Sa di avere deluso, come tutto il Milan, ma pensa che sia questione di tempo. «Se mi aspettavo questo inizio di stagione? Sinceramen­te no, ma la squadra è con Montella. A livello personale so dove devo intervenir­e per rendere al meglio, mi allenerò al massimo a livello fisico e mentale. Sono sicuro, la svolta è vicina».

 ??  ??
 ?? (Foto Canoniero) ?? Nella testa di Leo Leonardo Bonucci, 30 anni, la scorsa estate è passato dalla Juve — dove è stato dal 2012 al 2017 e ha vinto sei scudetti — al Milan: l’avvio è stato deludente
(Foto Canoniero) Nella testa di Leo Leonardo Bonucci, 30 anni, la scorsa estate è passato dalla Juve — dove è stato dal 2012 al 2017 e ha vinto sei scudetti — al Milan: l’avvio è stato deludente

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy