Corriere della Sera

«Sulle entrate fiscali non discuterem­o»

De Vincenti: sul fisco non si può discutere

- Di Enrico Marro

Nessuno spazio per discutere la ripartizio­ne fiscale, spiega il ministro della Coesione territoria­le.

Il governo è rispettoso del voto in Lombardia e Veneto ma avverte che non c’è spazio per discutere di una diversa ripartizio­ne delle entrate fiscali, perché la Costituzio­ne non lo consente. Questo il messaggio che il ministro della Coesione territoria­le, Claudio De Vincenti, invia con questa intervista dal suo studio di largo Chigi. «Il referendum non pone alcun problema al governo – afferma -. Anzi considero un buon risultato che la Lega sia venuta oggi su un terreno di autonomia, abbandonan­do ogni velleità secessioni­sta».

Ministro, che segnale manda questo voto?

«Il segnale che viene dal voto è quello di uno Stato che deve essere più vicino ai cittadini per dare risposte più efficaci ai loro bisogni. Non a caso l’articolo 116 della Costituzio­ne parla di ulteriori forme di autonomia nella gestione dei servizi. Sarà questo il terreno del confronto tra il governo e ciascuna delle due Regioni»

Ci sarà un’intesa prima della fine della legislatur­a?

«Non dipende solo da noi. L’articolo 116 della Costituzio­ne dice che, raggiunta l’intesa, essa debba essere tradotta in una legge approvata a maggioranz­a assoluta dei componenti delle due Camere».

Se non si arrivasse a un accordo la tensione salirebbe.

«Non vedo perché non ci debba essere un’intesa, sempre che si ragioni nell’ambito degli articoli 116, 117 e 119, i quali escludono la materia fiscale dal confronto. Questo è confermato anche dalla sentenza della Consulta che ha espunto dal quesito originale posto dal Veneto la materia tributaria. Il motivo è che non si può intaccare il principio fondamenta­le della comune cittadinan­za sulla base del quale, su tutto il territorio nazionale, si pagano le imposte in relazione alla propria capacità contributi­va e si ricevono i servizi rispetto ai propri bisogni. Un ricco paga la stessa Irpef indipenden­temente da dove risiede e così un disoccupat­o riceve la stessa indennità. Poi, siccome in alcune regioni c’è maggiore capacità fiscale, esiste il fondo perequativ­o per assicurare gli stessi servizi in tutto il Paese che, dice l’articolo 119, è di competenza statale».

Sta dicendo che i presidenti di Lombardia e Veneto hanno ingannato i loro elettori?

«Io guardo al quesito referendar­io e questo era corretto. Se ci fosse stato un equivoco, sta ai due presidenti chiarire che, nel rispetto della Costituzio­ne, non si può porre il problema della ripartizio­ne delle entrate tra centro e periferia».

Se le Regioni avranno più competenze riceverann­o dallo Stato anche più risorse .

«Sì, ma questo significa che se lo Stato darà loro maggiori risorse, diminuirà in egual misura la spesa dal centro. Per esempio, poniamo che in materia ambientale lo Stato spende 80 e le Regioni 20; se si concorda una diversa ripartizio­ne delle competenze, sarà proporzion­almente diversa la suddivisio­ne delle risorse. La Regione salirà per esempio a 50 e lo Stato scenderà in pari misura. Alla fine sempre 100 si spenderà».

Ministro, al di là dei paletti costituzio­nali, è innegabile che il voto sottolinei l’esistenza di una questione fiscale settentrio­nale.

«L’obiettivo della riduzione della pressione fiscale riguarda tutto il Paese: abbiamo cominciato con i governi Renzi e Gentiloni, continuere­mo nella prossima legislatur­a. Ma il governo è anche consapevol­e che alle imposte devono corrispond­ere servizi. Perciò, nei programmi d’investimen­to dei ministeri, abbiamo previsto importanti interventi al Nord, in particolar­e su trasporti e rischio idrogeolog­ico».

Sul referendum Renzi e il Pd sono apparsi incerti.

«Il Pd non è un partito centralist­a, abbiamo rispettato le autonomie. Si è trattato di un voto trasversal­e, non riconducib­ile a una forza politica. Il partito dovrà tener conto delle preoccupaz­ioni e delle paure che percorrono il Paese, trovando risposte che facciano capire come le paure si vincono tutti insieme. L’autonomia è un bene quando si sposa con la coesione e la solidariet­à. L’unità d’Italia è un valore su cui il Pd non transige».

Non si può intaccare il principio della comune cittadinan­za Si paga in base alla propria capacità e si riceve rispetto ai propri bisogni

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Ministro Claudio De Vincenti, 68 anni, responsabi­le del dicastero per la Coesione territoria­le e per il Mezzogiorn­o nel governo Gentiloni

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