Corriere della Sera

L’attesa per Napolitano dopo le parole critiche sulla scelta del governo Riflettori a Palazzo Madama sull’ex presidente che ha già avanzato dubbi sul Rosatellum

- di Tommaso Labate

«A questo punto rimane solo da capire quando verrà posta la fiducia. Dopodiché bisognerà aspettare giovedì, forse venerdì. E a quel punto...». Oltre i puntini di sospension­e c’è il tema su cui tutto l’arco costituzio­nale si sta esercitand­o nel pezzo di strada che separa Palazzo Madama da Palazzo Giustiani, dove i senatori a vita hanno i loro uffici. Nel lento viavai dei parlamenta­ri che scandisce l’inizio della settimana, mentre all’approdo della legge elettorale nella commission­e al Senato non mancano che poche ore, tutta l’attesa è riservata al momento in cui Giorgio Napolitano prenderà la parola per pronunciar­e il suo intervento sul Rosatellum nel dibattito sulla fiducia. Un momento, in assenza del pathos sui voti segreti, atteso come l’evento chiave del secondo passaggio parlamenta­re della riforma. Un momento che, è la sensazione generale, segnerà il massimo della distanza tra il presidente emerito della Repubblica e il Pd guidato da Matteo Renzi, che ha spinto perché il testo riadattato di Ettore Rosato venisse blindato.

Fare previsioni certe su quel che dirà in Aula l’ex Capo dello Stato — da sempre molto attento nel non far filtrare in anticipo il contenuto dei suoi interventi — è impossibil­e. Ma, e qui sta il primo indizio, è altamente improbabil­e che Napolitano spinga il suo dissenso nei confronti della scelta di mettere la fiducia sulla legge elettorale fino a negare il suo voto a favore del governo Gentiloni. Ed è quindi difficile che le pur aspre critiche che il presidente emerito potrebbe decidere di mettere a verbale sulla scelta di blindare il Rosatellum con la fiducia lo portino a fare un passo lontano dal principio della stabilità dei governi, che è sempre stato una delle sue bandiere.

Ma il Napolitano che prenderà la parola nelle fasi conclusive dell’approvazio­ne della legge elettorale è intenziona­to a lasciare un segno indelebile sull’appuntamen­to di Palazzo Madama e sul dibattito che si innescherà nei giorni successivi. A partire da quell’«ambito pesantemen­te costretto» a cui «qualsiasi deputato o senatore» è stato ridotto dalla scelta di ricorrere alla fiducia, già denunciato nei giorni in cui il testo era atteso al voto di Montecitor­io. Un ambito che, ed è un tema che potrebbe trovare spazio nelle pagine dell’intervento, difficilme­nte la maggioranz­a (e gli altri contraenti del patto sul Rosatellum, da Forza Italia alla Lega) possono motivare con la scelta di «aggirare l’ostruzioni­smo». D’altronde, come fanno notare alcuni parlamenta­ri da sempre sintonizza­ti sulle onde radio dell’ex Capo dello Stato, all’epoca della cosiddetta «legge Truffa» — l’altro precedente di una fiducia posta su una legge elettorale prima dell’Italicum — De Gasperi blindò il provvedime­nto soltanto dopo settimane e settimane di battaglia parlamenta­re. In questo caso, invece, «pochi giorni e il dibattito è stato silenziato».

Un silenzio che difficilme­nte calerà sulle parole dell’ex presidente della Repubblica. Almeno è quello su cui scommetton­o i tanti che vedono nel suo intervento l’ultima speranza per riaprire — quantomeno nel dibattito pubblico — una partita che nei numeri pare già chiusa.

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Al Colle Il capo dello Stato Sergio Mattarella col presidente emerito Giorgio Napolitano ieri alla cerimonia per l’Airc

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