«I ricchi evitarono il fronte» È sul Vietnam l’ultimo duello tra McCain e la Casa Bianca
Nel 1971 John McCain iniziava il suo quarto anno di prigionia nel carcere storico di Hoa Lo, soprannominato l’Hanoi Hilton. In quello stesso anno Donald Trump si trasferiva a Manhattan e cominciava a costruire i suoi di alberghi, quelli veri. Il futuro presidente aveva scansato la chiamata obbligatoria alle armi, presentando un certificato medico di «inidoneità». È una cosa che proprio non va giù all’ottantunenne senatore dell’Arizona. In un’intervista al canale Abc, McCain ha detto di non poter considerare Trump un «draft dodger», un renitente alla leva. Ma l’attacco è pesante: «Il sistema era fatto così. Venivano arruolati i ragazzi provenienti da famiglie con i redditi più bassi, mentre i più ricchi trovavano sempre un dottore che diagnosticava uno “sperone osseo”». Guarda caso è proprio la giustificazione che si legge nell’esenzione dal servizio concessa a Trump.
È una polemica che torna periodicamente negli Stati Uniti. Nella lista di chi è rimasto a casa ci sono personalità che poi hanno fatto parte dell’establishment del Paese: George W.Bush, Dick Cheney, Mitt Romney, Rudy Giuliani, Bill Clinton che si aggregò ai corpi di addestramento volontari.
Ma a McCain, ora, preme marcare la differenza antropologica, prima ancora che politica con Donald Trump. L’anno scorso il costruttore aveva preso in giro l’ex pilota della Marina, abbattuto nel 1967, quasi linciato dai vietcong e liberato solo nel 1973. «Non è un vero eroe, io preferisco quelli che non si fanno catturare», aveva detto l’allora candidato repubblicano.
McCain aveva già cominciato a marcarlo in modo asfissiante su ogni tema. E in questo primo anno di governo, il senatore ha affossato, praticamente da solo, la riforma sanitaria e ha costantemente criticato la politica estera della Casa Bianca, con qualche eccezione, come l’appoggio alla linea dura sull’Iran.
Il 16 ottobre scorso, ha sintetizzato con una formula quella che considera la contraddittoria e confusionaria stagione di Trump: «Una specie di nazionalismo spurio, cotto a metà da gente che si preoccupa di cercare sempre un capro espiatorio invece di risolvere i problemi».
A metà luglio si venne a sapere che McCain era stato colpito da un tumore al cervello. Trump gli mandò un messaggio: «Torna presto, ci manca la tua voce burbera». McCain è tornato e ha ripreso il suo posto da outsider. Ieri è intervenuto anche sul caso di La David Johnson, il soldato ucciso in Niger. Da giorni Trump è coinvolto in un’aspra polemica con la moglie del militare, Myeshia Johnson, e la parlamentare democratica Frederica Wilson. «Ma non dovremmo accapigliarci su un coraggioso americano che ha perso la sua vita», firmato McCain.
L’esenzione L’attuale «commander in chief» presentò un certificato medico di «inidoneità»