Corriere della Sera

Donald si vanta del suo Renoir Ma gli esperti: è solo una copia

L’Art Institute di Chicago decreta: l’originale delle «Due sorelle» lo esponiamo noi. Sin dal 1933

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Riderebbe molto in questi giorni il regista preferito di Donald Trump, Orson Welles, che cominciò la sua carriera con una bufala — l’invasione degli alieni comunicata via radio all’America — e la finì con un film dedicato a un falsario d’opere d’arte — F come falso. Welles non riderebbe soltanto perché il presidente che continua via Twitter a stramaledi­re quasi quotidiana­mente i media per lui colpevoli di «fake news» contro di lui è in realtà stato clamorosam­ente aiutato, durante la campagna elettorale dell’anno scorso, dalla diffusione chirurgica proprio di «fake news» ai danni di Hillary Clinton attraverso i social media.

No, Welles riservereb­be una delle sue risate sardoniche da trichecone alla notizia che nella pacchiana Versailles del 2000, la Trump Tower, non solo gli ori sono di princisbec­co, ma è falso pure il Renoir di cui da anni il presidente si vanta: prima lo usava per far colpo sugli ospiti del suo jet privato e poi l’ha trasferito nel suo appartamen­to newyorches­e.

Trump è stato sfortunato: prima, una quindicina d’anni fa, quando il suo biografo Tim O’Brien ha visto il quadro Segui tutti gli aggiorname­nti e le notizie sul sito del «Corriere della Sera» www.corriere.it e ha dubitato della sua autenticit­à. Poi, quando il presunto Renoir è apparso in un servizio televisivo realizzato a casa di Donald e Melania. Perché ora ha chiuso ogni discussion­e un museo prestigios­o: l’Art Institute di Chicago ha comunicato ufficialme­nte che «Le due sorelle sulla terrazza», di Pierre-Auguste Renoir, 1881, è di sua proprietà. Dal 1933. E da allora è esposto nel museo sulla Michigan Avenue, che ospita tanti capolavori famosi nel mondo come «Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande Jatte» di Georges Seurat, «Nighthawks» di Edward Hopper, «American Gothic» di Grant Wood.

Non c’è neppure margine di manovra per sostenere che all’Art Institute ci sia per qualche motivo una copia perché l’opera, uscita dall’atelier del pittore, ha avuto soltanto due proprietar­i.

Trump continuerà a insistere che la copia è quella di Chicago e l’originale è il suo: ma questo buffo remake di F come falso con protagonis­ta «The Donald» è in realtà l’ennesimo episodio che dà ragione a quelli — tra cui il biografo O’Brien secondo il quale Trump non è miliardari­o ma ha un patrimonio di circa 125 milioni di dollari — che pensano che la più grande bugia di Trump sia la sua ricchezza. Qualche anno fa Trump si prestò con autoironia a una di quelle serate molto americane in cui il festeggiat­o viene sfottuto dagli ospiti (in buona par- te comici di profession­e: su YouTube si può vedere come la stand-up comedian Whitney Cummings l’abbia letteralme­nte ricoperto d’insulti).

La vittima designata in questi casi ha il diritto, prima, di chiedere ai carnefici che soltanto su un argomento non si scherzi. Di solito la

Il quadro Prima di portarlo nella Trump Tower lo teneva nel suo jet privato per fare colpo sugli ospiti

gente normale sceglie come off-limits questioni personali dolorose come fallimenti, divorzi o lutti: Trump disse di scherzare su tutto ma non sulle dimensioni del suo patrimonio.

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Museo L’Art Institute di Chicago ha comunicato ufficialme­nte che «Le due sorelle sulla terrazza», dipinto da Pierre-Auguste Renoir nel 1881, è di sua proprietà. Dal 1933 è esposto nel museo sulla Michigan Avenue, accanto ad altri capolavori. Per anni...
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