La polizia sulla nave di Save the Children
Il sospetto: contatti tra equipaggio e trafficanti. La Ong: «Siamo totalmente estranei. Sospendiamo l’attività»
La perquisizione scattata ieri mattina aveva un obiettivo preciso: «Accertare le modalità di acquisizione delle notizie relative alle partenze dalle coste libiche delle imbarcazioni che effettuano il trasporto di cittadini stranieri allo scopo di consentire l’immigrazione clandestina e individuare gli apparecchi utilizzati per le comunicazioni con soggetti appartenenti a soggetti che gestiscono il traffico di migranti dal territorio libico». Accuse pesanti rivolte all’equipaggio della «Vos Hestia», la nave dell’organizzazione «Save the Children».
Per questo sono saliti a bordo i poliziotti dello Sco, il Servizio Centrale Operativo, e hanno sequestrato computer, tablet, telefonini, ma anche documenti con un’attenzione particolare ai giornali di bordo di tutto il 2017.
Immediata la reazione dei vertici della Ong: «Siamo totalmente estranei. In ogni caso abbiamo deciso di sospendere l’attività in mare, come del resto avevamo già pianificato».
Agente sotto copertura
L’inchiesta della Procura di Trapani si concentra sui viaggi delle navi delle Ong, ma soprattutto sui rapporti tra membri dell’equipaggio e i trafficanti che dalla Libia organizzano le partenze dei migranti. Le verifiche cominciano oltre un anno fa e vengono affidate ai poliziotti dello Sco coordinati da Alessandro Giuliano. Per la prima volta si decide di mandare a bordo un agente sotto copertura che possa tenere sotto controllo le operazioni di salvataggio, ma soprattutto individuare le complicità che consentono alle imbarcazioni di trovarsi sempre a poche miglia dal punto dove arrivano i barconi. Il sospetto è che in realtà ci sia qualcuno che viene avvisato dagli scafisti o da chi si trova sulle coste libiche.
Viene avviato l’iter per la procedura straordinaria, d’accordo con il prefetto Vittorio Rizzi che guida la Direzione Anticrimine, l’agente si imbarca come addetto alla sicurezza. Il primo risultato porta a una perquisizione della Iuventa, della Ong tedesca «Jugend Rettet», e poi al sequestro dell’imbarcazione. Vengono infatti contestate almeno «tre consegne controllate di migranti dagli scafisti all’equipaggio». Ci sono video e fotografie per documentare i contatti. Una pratica non isolata.
Telefoni e computer
I controlli della polizia fanno emergere infatti altri contatti tra trafficanti di uomini e le persone imbarcate a bordo dela nave di «Save the Children». Nel decreto di perquisizione eseguito ieri non c’è alcun ruolo attribuito ai responsabili della Ong, la ricerca di prove si concentra su chi si trova a bordo della nave ancorata nel porto di Catania.
Nel verbale di sequestro è elencato il materiale portato via: un notebook, un satellitare, un telefono cellulare, due tablet, un hard disk. Sono stati trovati nella plancia di comando, nella cabina del Team leader e in quella del mediatore culturale della Ong. È proprio nei telefoni e nei computar che adesso si cercheranno eventuali prove dei collegamenti con le organizzazioni criminali.
Il codice del Viminale
«Save the Children» era stata una delle prime Ong a firmare il codice di comportamento voluto dal ministro dell’Interno Marco Minniti e condiviso dalla Ue. I responsabili hanno sempre negato di essere a conoscenza della presenza di un poliziotto «infiltrato» a bordo, ma hanno sempre offerto collaborazione alle autorità, anche quando le altre Ong avevano protestato proprio perché le nuove regole prevedevano la presenza della polizia sulle loro navi. Ora però la situazione è cambiata.
Mentre in una nota «Save the Children ribadisce con forza di aver sempre agito nel rispetto della legge durante la propria missione di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo e in strettissimo coordinamento con la guardia costiera italiana», il direttore generale Valerio Neri aggiunge: «Per troppo tempo abbiamo supplito all’inesistenza o inadeguatezza di politiche europee di ricerca e soccorso in mare, adesso abbiamo valutato le mutate condizioni di sicurezza ed efficacia delle operazioni e abbiamo deciso di sospendere la nostra attività nel Mediterraneo».
Le indagini La svolta dopo le indagini condotte dall’agente sotto copertura