Chi sono, che droghe usano e di quali malattie soffrono i 130 dell’Isis che si teme tornino da Siria e Iraq. Il caso delle donne e dei bambini spariti
profilo WhatsApp della madre, dopo la denuncia di scomparsa della nonna Fabienne Schirru, li davano a Raqqa, in tuta mimetica, nascosti in una grotta buia, mentre inneggiavano ad Allah con l’indice rivolto verso il cielo. Poi anche di loro, come conferma il procuratore di Milano Francesco Cajani, si sono perse le tracce.
Fa parte della categoria dei minori inghiottiti dal Califfato, anche A. di 10 anni, figlio di Ahmed Taskour, l’impiegato marocchino partito da Bresso per l’Iraq nel dicembre 2014. E che una volta arrivato nel Califfato ha prestato il figlio alla macchina di propaganda dell’Isis, con il risultato che l’ultima traccia di A. sono i fotogrammi di un video, in cui, oc- chio fisso di fronte alla telecamera, lo si può vedere inneggiare allo Stato Islamico. Ma anche di Taskour e della sua famiglia, a distanza di un anno, come conferma il pm Enrico Pavone, non si hanno più notizie.
E se rientrano?
Se i profili degli italiani dell’Isis sono dettagliati, resta da capire che linea terrà il governo italiano nei confronti dei returnees (i miliziani stranieri che rientrano dal fronte). «I numeri non sono alti come in Francia e Belgio», sottolinea Lorenzo Vidino, esperto di terrorismo dell’Ispi. Ma al di là delle cifre sono molti i fronti che restano aperti. In primis quello delle responsabilità penali, perché nel caso delle donne, ad esempio, non è sempre facile stabilire se si possa definirle combattenti o totalmente affiliate all’Isis.
Ed è tutto ancora da capire come verranno giudicati i foreign fighters dalle autorità siriane, curde, irachene e turche che in questi mesi ne hanno catturati oltre 300. «In Iraq, ad esempio, vige la pena di morte per i reati di terrorismo. Cosa accadrebbe se per alcuni prigionieri non dovesse essere avviata l’espulsione o l’estradizione nei Paesi di origine?», conclude Vidino. Una domanda che potrebbe riguardare anche dei cittadini italiani.
@martaserafini