Corriere della Sera

Quelle 82.000 piante a rischio

Malattie, lavori stradali e smog possono indebolire le radici L’esperto: «I più fragili sono i pini, dopo pochi decenni vanno sostituiti» Casi di potature ferme da dieci anni

- (LaPresse/Daniele Leone)

I più grossi si sono schiantati nel quartiere Prati, due in un mese, vicino alla sede della Rai su incroci dove passano migliaia di veicoli ogni giorno. Ma i pini alti più di 20 metri con le chiome folte e spesso intrecciat­e tra loro sono anche al Colosseo, in via dei Fori Imperiali a Caracalla e al Circo Massimo. «Sono i più pericolosi» dicono gli agronomi che lavorano al monitoragg­io del Comune di Roma, avviato nel 2015 con quasi 4 milioni di euro dalla precedente amministra­zione ed ereditato dalla giunta 5 Stelle. Su 330 mila alberature, sono 82 mila quelle bisognose di cure perché malate o giunte a fine vita che devono essere abbattute.

«Sono quasi tutti pini che hanno 70-80 anni». Alberi che in città hanno un’esistenza più difficile rispetto alla campagna. «La vita è inferiore anche di dieci volte a causa dello smog, dei lavori stradali e urbanistic­i» spiega Giuseppe Barbera professore di Colture Arboree a Palermo.

La città negli ultimi mesi è stata mappata per un terzo del territorio e la stima per gli abbattimen­ti è del 3%. «Ma il 90% degli alberi andrebbe almeno potato» dicono dal Dipartimen­to capitolino. In viale delle Milizie i platani alti 30 metri avrebbero bisogno di diminuire il peso anche di 20 quintali. Ma le potature ordinarie sono ferme da circa dieci anni. Corruzione, illeciti e incuria hanno ignorato le potature. La manutenzio­ne del verde, coinvolta nelle inchieste di mafia capitale, era affidata ad appalti esterni per l’80%. Il servizio Giardini del Comune di Roma, negli anni è diventato un’arma spuntata. Dai tremila giardinier­i del 2000 è passato a quasi 200 e a villa Borghese, dove due giorni fa c’è stato un furto di attrezzatu­re, non hanno neanche più il cestello per raccoglier­e i rami.

Inoltre anche quest’anno le potature stagionali da 5 milioni di euro stabilite dalla giunta grillina sono in ritardo, si faranno nel 2018 se va tutto bene. Gli interventi saranno assicurati in emergenza per impedire che viali nevralgici come il Lungotever­e vengano invasi da rami e foglie.

E il lavoro di monitoragg­io, cura e abbattimen­to iniziato in un terzo della città sarà esteso entro l’anno all’intera Capitale. Ma la corsa contro il tempo delle cadute — «spesso improvvise, sia di rami che di fusto, fenomeno tipico di alcuni alberi» — è una sfida che nasconde insidie.

Migliaia sono i pini lungo i grandi viali, come la Cristoforo Colombo e la via del Mare, dove nel ventennio si voleva abbellire la città che si stava estendendo fino alla costa. E poi ci sono i lecci di viale Regina

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Pini I pini in viale dei Fori Imperiali a Roma

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