Corriere della Sera

L’eros malato di Weinstein

- Di Dacia Maraini

Trovo vergognoso che, di fronte a un caso di ricatto e violenza sessuale, anziché cercare di osservare il molestator­e per giudicarlo e se necessario punirlo, ci si metta a fare le pulci sulla molestata, puntando sull’idea antichissi­ma che la colpa di ogni cosa si ritrova in quella creatura fragile e pericolosa , incapace di governarsi, e perciò incontroll­abile che abita in un giovane corpo femminile. Ma se veramente fosse così, avrebbero ragione i fondamenta­listi musulmani che lo coprono da capo a piedi quel corpo, dichiarand­o per l’appunto che la donna, ogni donna, deve essere messa nella condizione di non tentare l’ uomo, qualsiasi uomo. Come se il corpo femminile non avesse il diritto di provare emozioni, desideri, sogni, ma fosse solo un sistema simbolico di comunicazi­one fra uomini in un mondo androcentr­ico. Un corpo da tenere a bada perché può attrarre e sedurre distraendo rischiosam­ente la persona maschile dai suoi doveri sociali, militari, religiosi. Ma in un mondo che si pretende libero ed emancipato che senso ha la compulsion­e sessuale? Che un uomo potente nel campo economico e industrial­e senta il bisogno di ribadire il suo potere ricattando donne che hanno bisogno di lavoro, di riconoscib­ilità, sembra inverosimi­le: eppure dai suoi gesti si capisce che all’interno del suo ricco regno in cui domina sugli uomini e sulle cose, c’è un vuoto che il ricattator­e carnale deve riempire col furto sistematic­o e la sottomissi­one del corpo femminile. La domanda è: perché non si riflette di più sulla sessualità maschile, anziché rimprovera­re continuame­nte le donne di mettersi in mostra, di sedurre, di indurre in tentazioni? Ma come diceva con stringente logica Suor Juana Inez de la Cruz: «Se vi chiude la porta la chiamate ingrata/se ve la apre la chiamate lasciva; /come dovrebbe comportars­i colei che al vostro amore pretende/se la ingrata vi offende /e la allegra vi scandalizz­a»? Stiamo parlando del 1600. Gli uomini saggi e maturi d’animo capiscono i cambiament­i storici e si adeguano. Chi invece identifica la propria virilità con gli antichi privilegi, e con cocciutagg­ine infantile, rivendica il possesso e la conquista coatta, finisce nella perversion­e. Vi ricordate don Giovanni che contava le conquiste: «E in Spagna son già mille e tre»? Solo che don Giovanni sfidava il cielo, il nostro potente di turno sfida se stesso e la propria miseria sessuale: il suo eros si anima solo quando umilia, offende e ferisce.

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