«Tenere insieme, non dividere»: il «Montanelli» a Ravasi
«Bisogna tenere insieme. La cultura è mettere assieme, non dividere». Con queste parole e con il Settenario di Gandhi («sette appelli che invitano all’unione»), il cardinale Gianfranco Ravasi ha concluso la sua lectio magistralis sul tema Tra nuovi ponti e nuovi muri. Un viaggio nella società e nella cultura contemporanea, ieri al Teatro Franco Parenti di Milano, davanti a una platea affollata e affascinata dalle sue parole.
L’occasione della presenza di Ravasi a Milano («ormai sono dieci anni che manco, ma oggi in città sono stato riconosciuto e accolto con grande calore») era la consegna del Premio di scrittura Indro Montanelli alla carriera, intitolato al giornalista (1909-2001) e promosso dalla fondazione Montanelli Bassi; un evento organizzato in collaborazione con Fondazione Corriere della Sera (in sala il presidente Piergaetano Marchetti).
Il premio biennale è stato assegnato all’unanimità a Ravasi — come ha ricordato Francesco Sabatini, presidente della giuria, di cui fanno parte anche Marco Ballarini, Ferruccio de Bortoli, Paolo Mieli, Andrée Ruth Shammah — «specificamente per la sua produzione giornalistica», un’attività trentennale di scrittura. Tra il publico anche il giornalista Massimo Fini, vincitore della precedente edizione. Di Ravasi Sabatini ha ricordato nella motivazione: «la sapienza multiforme, il pensiero rivolto ai bisogni profondi dell’uomo e una comunicazione accessibile a un ampio La lezione tenuta poi da Ravasi (Merate, Lecco, 1942) è stata la dimostrazione di queste «virtù». Lo studioso e biblista che dal 2007 in Vaticano presiede il Pontificio consiglio della cultura, ha dipinto «un dittico», due quadri che hanno illustrato in maniere differenti il tema del suo intervento.
Il primo quadro è dedicato nello specifico a Montanelli. «Tra i due — aveva ricordato in apertura Alberto Malvolti, presidente della fondazione Montanelli Bassi — un legame di stima reciproca nelle differenze di posizione: uno religioso, l’altro ateo». Di Montanelli Ravasi ha ricordato l’«inquietudine» citando una frase perfetta per lui: «Finché siamo inquieti, possiamo stare tranquilli». Fu Montanelli quando era al «Corriere» a cercare tramite l’allora presidente di Rcs Cesare Romiti (seduto in prima fila ieri sera) il monsignore. L’avvio di un dialogo che in forma privata è durato a lungo.
Con un caleidoscopio di citazioni, rimandi, ragionamenti, da Brecht a Wittgenstein da Italo Calvino a Paul Ricoeur, Ravasi ha poi messo a fuoco la seconda parte del suo dittico toccando e indagando tre ambiti: «L’uomo, la società e la fede». Parlando del dialogo e della necessità di «passare dal duello al duetto, dallo scontro all’accordo armonico che mantiene le differenze» Ravasi ha raccolto un applauso a scena aperta. In apertura il premio Montanelli era andato per la sezione giovani (under 35; premio 7.500 euro) al giornalista Andrea Marinelli, per una serie di articoli su Corriere.it e a Gabriele Santoro (menzione speciale).