Corriere della Sera

«In questo partito non mi riconosco»

Contrario al Rosatellum e alle fiducie, dopo il via libera la chiamata a Zanda. Martina: scelta che amareggia

- Di Monica Guerzoni Gorodisky

«Una decisione sofferta» quella del presidente del Senato Pietro Grasso di lasciare il Pd, un partito «nel quale non mi riconosco più nel merito e nei metodi».

Il presidente del Senato, Pietro Grasso, ieri sera ha abbandonat­o il gruppo parlamenta­re del Pd e, spiega una nota di Palazzo Madama, «ai sensi del regolament­o sarà iscritto d’ufficio al Gruppo Misto». La decisione arriva a breve distanza dall’approvazio­ne definitiva — a colpi di fiducia in entrambe le Camere — della nuova legge elettorale. Un tema che già da tempo aveva creato frizione fra il Partito democratic­o e la seconda carica dello Stato.

Il gesto di Grasso ora viene letto come il possibile inizio di una sua nuova storia politica. Al fianco (o, meglio, alla guida) del Mdp? Gli «scissionis­ti» lo auspicano. Il loro coordinato­re Roberto Speranza, a Otto e mezzo su La7 commenta: «Non mi sognerei mai di tirarlo per la giacchetta»; però al contempo apprezza il gesto dell’ex procurator­e nazionale Antimafia: «La politica ha più che mai bisogno di buoni esempi».

Sulla stessa tribuna, gli controbatt­e il ministro dell’Agricoltur­a Maurizio Martina (Pd): «Capiremo nei prossimi giorni le motivazion­i, ma certo è una scelta che ci amareggia». Le motivazion­i in realtà vengono raccontate poco dopo dal presidente dei senatori pd, Luigi Zanda. Grasso gli ha telefonato appena prima che la notizia («imprevedib­ile») diventasse pubblica: «Mi ha detto che non avrebbe votato né la legge elettorale né le fiducie». Zanda prosegue: «La settimana scorsa gli avevo chiesto, a nome del partito, di candidarsi alle Politiche in un collegio da lui scelto. Mi ha risposto che doveva pensarci». Ma dal Pd arriva anche altro. Per il senatore Salvatore Margiotta, «se Grasso lasciasse il gruppo, dovrebbe dimettersi anche da presidente del Senato, ove il Pd lo designò». Il ministro della Giustizia Andrea Orlando spera «che il suo percorso si possa reincrocia­re con quello del Pd in un centrosini­stra plurale». Il presidente Matteo Orfini invita a «non trascinare» Grasso «nello scontro politico». Il tema, invece, tiene immediatam­ente banco nei tweet dei politici. Per Sinistra italiana, Nicola Fratoianni plaude: «Fatto importante e positivo». Da Forza Italia, che ha portato a casa la legge elettorale voluta senza votarla, la responsabi­le comunicazi­one Deborah Bergamini scrive: «Visco riproposto e Grasso dimesso. Due tegole per Renzi e per il Pd». E il M5S va dal «clamoroso» di Alessandro Di Battista a «è una presa in giro» del deputato Danilo Toninelli: «Avesse avuto coraggio, si sarebbe dimesso da presidente prima delle fiducie».

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