La condanna e la coscienza per le torture a Bolzaneto
L’Europa non ci chiede nulla ma ci dice cose che già dovremmo sapere. Dopo le ripetute sentenze sui fatti della scuola Diaz, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha emesso un verdetto anche su quel che accadde durante il G8 del 2001 nella caserma sulle alture di Genova. E accogliendo il ricorso di 48 militanti no global che vennero detenuti per giorni, sottoposti e umiliazioni e vessazioni di ogni genere da uomini in divisa che rappresentavano lo Stato, condanna l’Italia a un risarcimento di 4 milioni di euro e ribadisce che fu tortura. Le ripetizioni giovano sempre, soprattutto quando servono a portare giustizia alle vittime dei soprusi. Ma forse si può provare a dire che tutto questo tempo non è passato invano. Non solo
Le colpe La Corte europea sanziona l’Italia, ma i responsabili di allora restano impuniti
perché intanto, dopo ripetute sollecitazioni dal parte dell’Ue e vergognosi ritardi di ogni sorta, l’attuale governo ha di recente approvato una legge che finalmente introduce il reato di tortura nel nostro Paese, per quanto tarato da compromessi al ribasso. Ci sono voluti anni di rimozione, anni di vane e strumentali parole, ma ormai esiste una memoria condivisa su un argomento lacerante come il G8 di Genova. Solo i sindacatini di Polizia più retrivi si ostinano a negare l’evidenza dei fatti, la macelleria messicana, i trattamenti disumani. Ormai è palese, non solo perché ce lo ripete di continuo l’Europa. Anche per questo ci sarebbe da riflettere su un altro passo di questa sentenza. La Corte scrive che l’inadeguatezza della legge di allora, le prescrizioni e la difficoltà di individuare gli autori, «frustrarono oltremodo il legittimo desiderio di giustizia delle vittime». Bolzaneto fu un orrore. Fu tortura. I responsabili delle torture sono rimasti impuniti.