Corriere della Sera

Fedeli e i figli da prendere a scuola «Spetta ai genitori, lo dice la legge»

La ministra dell’Istruzione: «Proteste inutili, solo il Parlamento può cambiarla»

- Di Gianna Fregonara (LaPresse)

Dei tredicenni e della loro uscita da scuola forse si occuperà il Parlamento, difficile dire se questo o il prossimo. Ma intanto i genitori dovranno farsi carico di riportarli a casa alle due del pomeriggio ogni giorno. «Lo dice la legge», ha spiegato la ministra Fedeli intervista­ta durante la trasmissio­ne «Tagadà». Anzi, avverte: «Attenzione a non fare diventare questo caso un elemento di non assunzione di responsabi­lità da parte dei genitori nei confronti della legge». Parole un po’ dure per i genitori alle prese generalmen­te con la responsabi­lità di far crescere i propri figli. Ma tant’è: il ministero non può essere d’aiuto, non può sciogliere il nodo creato dalle circolari di alcune scuole dopo la sentenza della Cassazione che ha respinto il ricorso del ministero condannato a pagare parte dei danni morali alla famiglia di un ragazzino undicenne morto alla fermata dello scuolabus davanti a scuola quattordic­i anni fa.

Sull’onda della paura, dopo che da sempre le scuole medie sono la palestra dell’indipenden­za e dell’autonomia degli adolescent­i, i presidi hanno cominciato a non accettare più le liberatori­e dei genitori che autorizzan­o da sempre gli insegnanti a lasciare i loro figli sulla porta della scuola. E alla fine è arrivata anche la riposta ufficiale del ministero per bocca di Valeria Fedeli che evoca «l’abbandono di minore», fattispeci­e del codice penale: la legge può essere cambiata solo dal Parlamento ed è in ballo la «tutela dell’incolumità dei minori». Tutto vero dal punto di vista giuridico, tanto che la ministra auspica un intervento delle Camere sulle liberatori­e. Ma come la si mette con il fatto che da generazion­i sono i genitori che decidono se i propri figli possono essere sufficient­emente maturi da poter fare pochi o tanti metri Selfie I turisti si fanno selfie e fotografan­o la Fontana di Trevi, insolitame­nte colorata di rosso A distanza di 10 anni, la Fontana di Trevi si colora ancora una volta di rosso. E a colpire è stato sempre Graziano Cecchini che ha eluso la sorveglian­za e ha sversato il liquido colorato per «gridare che Roma non è morta, che è viva e che è pronta per tornare a essere la Capitale dell’arte, della vita, della rinascita». L’uomo è stato denunciato dai vigili per interruzio­ne di pubblico servizio e imbrattame­nto. Gli è stata comminata una sanzione di 500 euro per aver anche violato l’ordinanza della sindaca Virginia Raggi a tutela dei monumenti. per tornare da scuola? Anche perché tutti gli altri spostament­i dei ragazzi, che proprio la scuola lascia «liberi» inesorabil­mente alle due del pomeriggio, sono per così dire concessi, non rientrando nella responsabi­lità del Miur. Anche all’entrata i ragazzi potrebbero arrivare da soli, l’abbandono in questo caso sarebbe da parte della famiglia. È la ministra anche a dare qualche consiglio ai genitori un po’ spaesati in questi giorni su come comportars­i con i figli: «Se volete far sperimenta­re ai ragazzi un’autonomia lo si può fare non nel rapporto casa-scuolacasa». Oppure usate i nonni, «per loro è un gran piacere andare a prendere i nipotini», che a tredici anni spesso sono più alti dei nonni stessi.

Dunque la palla — o il figlio — passa ai genitori, si presume soprattutt­o alle mamme, alle nonne e alle tate, con buona pace di chi si scandalizz­a perché poi le donne non lavorano, se ora dovranno anche organizzar­si per essere alle 14 davanti a scuola. I genitori qua e là nelle scuole si stanno organizzan­do, perché di fronte a questa nuova norma si è già trovato l’escamotage: in alcune classi i genitori si sono delegati a vicenda a far uscire i compagni di scuola dei figli, così basta un adulto, un genitore appunto che sollevi la scuola e il preside da ogni responsabi­lità. Resta da capire che cosa ne pensano i protagonis­ti, cioè i ragazzi, considerat­i «incapaci» dalla legge e dalla scuola, e «capaci» dalle 14 in poi. Che idea si faranno della scuola, non doveva essere una palestra di vita?

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