Corriere della Sera

La Bce rallenta l’acquisto di titoli «Ma resterà a lungo sui mercati»

Draghi: riduzione da 60 a 30 miliardi, estensione (almeno) fino a settembre 2018

- DAL NOSTRO INVIATO Danilo Taino

La Banca centrale europea rimarrà sui mercati a lungo. E attiva, con interventi consistent­i. Questa è l’indicazion­e che ha dato ieri Mario Draghi, al di là delle misure annunciate, in apparenza diverse. Durante la conferenza stampa seguita alla riunione del Consiglio dei Governator­i, il presidente della Bce ha prima annunciato quello che i mercati si aspettavan­o: i tassi d’interesse rimangono a zero o negativi; gli acquisti di titoli sui mercati vengono invece dimezzati da 60 a 30 miliardi al mese da gennaio, ma si allunga il tempo in cui il programma rimarrà in funzione, almeno fino al prossimo settembre, oltre se ce ne sarà bisogno. Qualche governator­e, compreso Jens Weidmann della Bundesbank, avrebbe voluto una data di fine certa e ha votato contro: una larga maggioranz­a ha però voluto tenere aperta la finestra di un possibile allungamen­to nel 2019 se servirà.

Poi, però, Draghi, ha sottolinea­to con forza che la banca continuerà «ben oltre» l’autunno 2018 a reinvestir­e in titoli i proventi degli acquisti effettuati che vanno a scadenza: il suo stock di bond, pubblici e privati, rimarrà dunque alto per parecchio tempo e la Bce sarà attiva sui mercati anche quando il programma ufficiale di acquisti sarà terminato. Per questo ha ribadito che non siamo all’inizio del tapering, cioè dello smantellam­ento della politica monetaria non convenzion­ale iniziata più di tre anni fa. «E’ un ridimensio­namento,

I corporate bond Continuere­mo ad acquistare un ammontare consistent­e di corporate bond

non un tapering», ha detto. Il ridimensio­namento è dovuto al fatto che l’economia dell’area euro va bene. L’inflazione, però, non è ancora in vista dell’obiettivo di quasi il 2%: anzi, Draghi ha detto di aspettarsi un suo calo attorno al cambio di anno, a causa dell’indebolime­nto dei prezzi dell’energia, e che ne prevede un «andamento a V»: all’1,5% quest’anno, all’1,2% il prossimo, all’1,5% nel 2019. Uno scenario che, già di suo, indica un lungo lavoro ancora da fare per la Bce: per ora niente tapering.

A segnalare la volontà di intervenir­e a lungo sui mercati, il presidente della banca centrale ha chiarito che la politica monetaria in atto è costituita «da tre elementi che agiscono assieme». Il programma di acquisti di titoli che andrà avanti fino a fine anno al ritmo di 60 miliardi al mese e da gennaio a 30 miliardi per almeno altri nove mesi. Secondo, i tassi d’interesse che resteranno a zero «ben oltre la fine degli acquisti netti». Terzo, lo stock di titoli comprati e la sostituzio­ne di quelli che vanno a maturazion­e con altri acquisti, che gli analisti prevedono mediamente tra i dieci e i venti miliardi al mese. I mercati hanno reagito agli annunci con un calo dell’euro e dei rendimenti dei titoli di Stato e con un rialzo delle Borse, segno che li hanno letti come indicazion­i di volontà espansiva.

Sulla questione delle proposte della Bce per trattare i futuri crediti in sofferenza delle banche, molto criticate in Italia, Draghi ha lasciato che rispondess­e Vitor Constancio. Il vicepresid­ente della Bce ha difeso l’operato della vigilanza: si tratta di proposte «corpose ma ragionevol­i», ha detto. Ha però ribadito che sui crediti in sofferenza del passato «non è stato deciso niente: è un tema delicato e lo guardiamo con attenzione».

@danilotain­o

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Francofort­e Il presidente della Bce, Mario Draghi, ieri ha annunciato che il Qe andrà avanti fino a settembre 2018, ma scenderà a 30 miliardi al mese
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