Suso, patto di fedeltà anti Juve «Io e il Milan siamo con Montella»
«Se faccio gol anche a Buffon torno a casa a piedi... ma abito a 50 metri da San Siro»
«Se segno alla Juve, torno a piedi. Tanto la mia casa dista 50 metri da San Siro ...». Il maratoneta per caso è Suso, l’uomo che con la prova scintillante di Verona contro il Chievo — culminata in un gol, un assist e un tiro diabolico poi scaraventato nella propria porta da Cesar — ha ridato stabilità alla traballante panchina di Montella. «Inutile negare che nei giorni precedenti c’era un po’ di preoccupazione nell’ambiente. Eravamo bloccati e avevamo bisogno di un successo per riacquistare fiducia» racconta lo spagnolo che, se nei confronti di Gasperini è debitore per essere stato lanciato titolare in Serie A («lo sento ancora: non so se senza la parentesi di sei mesi a Genova mi sarei poi affermato nel Milan. Di certo nel Genoa mi hanno fatto sentire importante»), a Vincenzino deve la consacrazione.
È Montella che lo scorso anno lo ha considerato imprescindibile come ala destra nel 4-3-3 e ne ha propiziato la definitiva crescita. «Mi ha dato tutto, io e la squadra siamo con lui». Arrivato a Milano nel gennaio del 2015 dietro l’esborso di 300 mila euro al Liverpool, dopo essersi messo in mostra negli Europei vinti dalla Nazionale iberica Under 19, ha faticato a trovare spazio il primo anno nelle gestioni tecniche di Inzaghi e Brocchi. Con Mihajlovic non è scattato il feeling tanto che nel gennaio 2016 passò in prestito puro al Genoa in una trattativa non scevra di discussioni visto che Preziosi all’epoca insistette e non poco con l’amico Galliani per strappare almeno il diritto di riscatto. Il resto (interesse di Inter e Roma in estate compreso) è storia.
Se Suso viene lasciato libero di spaziare nella comfort zone di destra («sulla fascia mi sento più comodo ma sono a disposizione di ciò che il mister decide per la squadra») il Milan si illumina. «Con la Juve abbiamo l’occasione di dimostrare che stiamo crescendo — racconta Suso con realismo —. È ovvio che puntiamo alla vittoria ma nel nostro stadio almeno non dobbiamo perdere. Con la Juve che è più forte, altrimenti saremmo noi davanti in classifica, può succedere di tutto: dovremo essere bravi a strappare almeno un punto».
Non è una dichiarazione di resa ma l’ammissione di consapevolezza di essere ancora convalescenti dopo settimane a letto con la febbre. Finora quando l’asticella si è alzata (Lazio, Sampdoria, Roma e Inter), i rossoneri si sono sciolti. All’appuntamento clou il Milan non arriva nelle migliori condizioni: oltre alle assenze di Bonucci e Bonaventura è impossibile il recupero di Calabria, nonostante gli esami cui è stato sottoposto in seguito al trauma cranico e facciale riportato nello scontro con Gobbi, abbiano avuto esito negativo.
Pur affaticato, Biglia invece dovrebbe essere regolarmente in campo (e con la fascia) per provare ad avvicinarsi alla zona Champions, vitale per la classifica e per il futuro. Senza l’approdo nel salotto europeo uno o due big saranno sacrificati sul mercato, ha già annunciato Marco Fassone, «Ma io ho rinnovato poco tempo fa e Fassone prima di firmare non mi ha detto niente» ha replicato Suso. «Mi avrebbe avvisato prima, no? In ogni caso la mia volontà è di restare qui per tanto tempo». Nel frattempo l’assemblea degli azionisti approverà il 13 novembre alle 11 (il 16 in seconda convocazione) il bilancio abbreviato al 30 giugno del 2017. Le perdite si annunciano contenute ma per l’esercizio 1 luglio 2017-30 giugno 2018 (complici le spese per il mercato) si stima un rosso da oltre 100 milioni.
Il futuro «Fassone non mi ha detto che senza Champions League dovrà cedermi»