Corriere della Sera

Hamilton con il titolo in tasca, per Vettel non è ancora finita

Lewis: «A me interessa solo il primo posto». Sebastian: «Noi vinciamole tutte, poi vediamo...»

- Daniele Sparisci

DAL NOSTRO INVIATO

Biglietti esauriti da settimane, i bagarini fanno affari d’oro. Per un posto in tribuna centrale servono 1.200 dollari, prezzi da Superbowl in un Paese ancora segnato dal terremoto. «È stato un periodo orribile — spiega il beniamino di casa Sergio Perez — e speriamo che questa gara regali un po’ di allegria alla mia gente». Al gran finale tutti vogliono esserci, domenica Hamilton con un quinto posto può laurearsi campione del mondo per la quarta volta. Come Prost, ma soprattutt­o come Vettel. Con quale stato d’animo Seb guiderà, sapendo che anche un successo potrebbe essere inutile? «Non è ancora finita, anche se ormai non dipende più da noi. Piuttosto vinciamo le ultime tre gare e poi si vedrà».

Dietro alla cortina di fiducia si celano grossi rimpianti. È una sconfitta che non va giù al tedesco e a tutti i rossi: difficile da digerire quando per buona parte del campionato la Ferrari è stata la macchina da battere. (LaPresse) Il fiume di ricordi, dolci e amari, scorre veloce: «Il problema è che ci sono state domeniche in cui non abbiamo neanche potuto lottare, sarei sceso in pista anche con tre ruote. Ma purtroppo siamo rimasti in “panchina”».

Singapore, Sepang, Suzuka: luoghi che evocano ricordi terribili e guasti a raffica. Ma, come ha osservato il presidente Sergio Marchionne, qualcosa si era inceppato già a Monza. La «furbata» della Mercedes di omologare il quarto motore in Belgio per avere vantaggi sui consumi di olio ha pesato parecchio: pompare più lubrifican­te, «vitaminizz­ato» con degli additivi, si traduce in un incremento non solo delle prestazion­i ma anche dell’affidabili­tà. La Ferrari, dovendo rispettare nuovi limiti più stringenti, probabilme­nte è stata obbligata a prendersi più rischi per raggiunger­e lo stesso livello di performanc­e. Discorsi da analizzare a motori spenti in vista del 2018, sapendo di ripartire da una base ottima: «Conosciamo i nostri punti deboli — ammette Seb —, alcune cose magari richiedera­nno tempo, ma se riusciremo a risolverle saremo molto più forti. E poi non dimentichi­amoci da dove partivamo: nessuno quest’inverno parlava di noi».

La lucidità contro il sorriso sornione del migliore, Lewis Hamilton si sente già il titolo in tasca: «Mi interessa arrivare primo anche qui, vincere il Mondiale grazie ai calcoli non è da me». Sicuro ai limiti dell’arroganza lo è anche Max Verstappen. L’olandese non cambia idea sulla penalità che gli ha tolto il podio ad Austin e non chiede scusa per le critiche feroci ai commissari. La Federazion­e replica con video e telemetria: ha ottenuto un vantaggio passando all’esterno, oltre le linee bianche, Raikkonen. Fine della storia. Mentre un altro big, Fernando Alonso, annuncia che a gennaio correrà alla 24 Ore di Daytona con un prototipo. Sono le prove generali per andare a Le Mans, si registrano trattative con la Toyota per realizzare uno dei sogni extra F1 di Fernando.

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Protagonis­ta Jordan Theodore al tiro: 19 punti e 7 assist

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