Corriere della Sera

L’ammiratore di Mazzarino che mediava con i 5 Stelle E adesso la sindaca è sola

Il seminario, poi le avventure politiche dai liberali al Pd

- di Marco Imarisio

Il sistema sta crollando, diceva. Nessuno gli dava retta, a Palazzo di città. Mancava ancora un anno alle elezioni amministra­tive, e quelle profezie lanciate a voce alta nei corridoi del municipio sembravano solo il prodotto della frustrazio­ne di un funzionari­o ambizioso, che nel 2012 si era sentito ingiustame­nte escluso dal concorso per un posto di rilievo al Dipartimen­to cultura. A quel tempo, Paolo Giordana stava invece preparando il detonatore che avrebbe fatto venire giù vent’anni di amministra­zione torinese targata centrosini­stra. Aveva notato la grinta con la quale la consiglier­a di minoranza Chiara Appendino si opponeva a Piero Fassino. Ne era nato un sodalizio politico, basato sulla figura della futura sindaca, non sulla sua appartenen­za. Giordana aveva pronta una lista civica, con tanto di simbolo già disegnato, e avrebbe di gran lunga preferito questa soluzione a una corsa sotto l’egida dei Cinque Stelle.

Anche ieri Appendino ha tentato di difendere il suo «inventore», perché di questo si tratta. «Stiamo attenti a verificare bene, potrebbe essere la solita macchina del fango» aveva detto di prima mattina, quando invece entrambe le correnti dei pentastell­ati torinesi, governativ­i e integralis­ti, avevano colto nell’intercetta­zione pubblicata da Repubblica il pretesto per una resa dei conti definitiva con l’uomo che si era sempre posto come filtro, piuttosto spesso, tra la voglia di fare a modo loro e il governo cittadino. La sindaca ha ottenuto una sospension­e di qualche ora, il tempo di chiudersi in ufficio con Giordana, consultars­i con Roma, ricevere parere negativo sulla conferma del suo collaborat­ore, «La nostra gente non capirebbe», e prendere atto di una insostenib­ile evidenza dei fatti.

La resistenza vana della prima cittadina non poggiava solo su un debito di riconoscen­za. Giordana, uomo colto, amante della musica classica e di Star Trek, divenne subito Rasputin, il mistico che ispira l’operato della nuova zarina sabauda. Il nomignolo non gli è mai andato a genio, ammirail tore com’è di Mazzarino, il cardinale erede di Richelieu che sotto il regno di Luigi XIV portò all’estremo il concetto di realismo politico. Anche lui ha un passato da seminarist­a, con inclinazio­ni scismatich­e che lo hanno portato alla Chiesa autonoma del Patriarcat­o autocefalo di Parigi, per la quale ha spesso detto messa fino a quando la sede venne venduta per farne un Sushi bar.

Il percorso della sua passione politica è sempre stato più fluido. Entra in Comune nel 1997 al seguito dell’assessore liberale Paolo Peveraro, ma tra 1999 e il 2001 milita in Alleanza nazionale. Da allora in poi gravita nell’orbita del Pd, del quale per un breve periodo prenderà la tessera, collaboran­do anche alla prima campagna elettorale di Fassino nel 2011.

Il pendolo politico lo rende subito indigesto ai suoi nuovi referenti. E lui non fa mistero di sentirsi più un eretico democratic­o che un integrato a Cinque Stelle. Ma dietro alla scelta dell’establishm­ent cittadino di appoggiare il cambio di stagione torinese c’era anche la presenza equilibrat­rice di Giordana. La nuova sindaca si affida in tutto e per tutto a lui anche perché in una giunta popolata da teorici, è l’unico che conosce a fondo la macchina comunale. Diventa subito il plenipoten­ziario, titolare di ogni delega possibile. Con lui gli assessori contano poco, i consiglier­i comunali ancor meno. M5S non gradisce. Ma Appendino è la sindaca più amata dagli italiani, il suo profilo istituzion­ale piace. I mal di pancia della base possono aspettare.

La tragedia di piazza San Carlo cambia tutto. Per l’attuale giunta e per lui. Sulla gestione di quella notte ci sono le sue impronte. I parlamenta­ri torinesi di M5S chiedono e ottengono in cambio del sostegno incondizio­nato alla sindaca in difficoltà un ridimensio­namento del presunto Rasputin. Proprio l’intercetta­zione fatale dimostra che due mesi dopo quello spartiacqu­e Giordana continuava ad occuparsi dei dossier più delicati, come quello di Gtt, l’azienda del trasporto pubblico in crisi da tempo.

Il Pd gioisce per grazia ricevuta. Chiara Appendino, colpita da vicino come non mai, perde un pezzo fondamenta­le della sua breve storia ma soprattutt­o perde la figura che finora ha fatto da bussola, a lei e alla sua giunta. Non si intravedon­o sostituti all’orizzonte. Adesso non ci sono più resistenze e mediazioni. Comandano i Cinque Stelle, senza se e senza ma. Per la sindaca priva della sua sponda istituzion­ale e per Torino comincia un nuovo viaggio. In mare aperto, e sempre più tempestoso.

Resa dei conti Mal sopportato dai grillini. L’inizio delle difficoltà con il dramma di piazza San Carlo

 ?? (Ansa/ Alessandro Di Marco) ?? Insieme La sindaca di Torino, Chiara Appendino, con il capo di gabinetto Paolo Giordana, che si è dimesso ieri. Giordana, che non ha mai aderito al Movimento 5 Stelle, è l’uomo che ha aiutato l’attuale sindaco a muovere i primi passi nella politica...
(Ansa/ Alessandro Di Marco) Insieme La sindaca di Torino, Chiara Appendino, con il capo di gabinetto Paolo Giordana, che si è dimesso ieri. Giordana, che non ha mai aderito al Movimento 5 Stelle, è l’uomo che ha aiutato l’attuale sindaco a muovere i primi passi nella politica...

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