Visco a Bologna dopo la riconferma L’abbraccio di Prodi: «Gli amici si salutano in modo caloroso»
In città gli Amici del Mulino lo attendevano e Ignazio Visco ha onorato l’appuntamento. Il giorno dopo il consiglio dei ministri che lo ha riconfermato a palazzo Koch il governatore è apparso tranquillo e disteso. D’altro canto il protagonista ufficiale della giornata non era lui ma il filosofo belga Philippe Van Parijs, fervente sostenitore del reddito universale di base e scelto dal Mulino per la tradizionale lectio magistralis d’autunno. E quindi ai fotografi Visco non ha concesso molto, se non la possibilità di immortalare un caloroso (e significativo) abbraccio con Romano Prodi («gli amici si salutano in modo caloroso» ha chiosato il professore). Il governatore al Mulino è di casa innanzitutto come autore e poi in virtù dei profondi legami di stima e amicizia che lo legano alla vecchia e alla nuova guardia della casa editrice bolognese. Ad accomunarlo a Prodi ieri è stato anche il giudizio (cauto) espresso sulle tesi di Van Parijs. Richiesto di un commento sul reddito di base Visco infatti ha sorriso e ha scansato l’ostacolo: «Ci vorrebbe una lunga meditazione». L’ex presidente del Consiglio, dal canto suo, ha definito la lezione del filosofo belga «una provocazione intelligente ma difficilmente applicabile in modo immediato». E ha ricordato come lo stesso intellettuale belga avesse proposto in passato il doppio voto per i genitori con figli. Van Parijs ha insegnato etica economica all’università di Lovanio e ieri a Bologna ha perorato - suscitando molti favori, va detto onestamente - la sua idea di un reddito di base universale e incondizionato di circa 400 euro al mese. Il 15-20% del Pil italiano, ha aggiunto. Il provvedimento verrebbe finanziato, a suo dire, con la soppressione di tutti i sussidi sociali e con l’abolizione dell’esenzione fiscale della parte più bassa del reddito. E se Van Parijs ha conquistato una buona parte dell’uditorio bolognese sostenendo le ragioni di un rinnovato pensiero utopico, sulle coperture del reddito di base non ha convinto nemmeno i più romantici. Il «basic income» per Van Parijs assomiglia un passepartout, oltre alle valenze politico-culturali di cui sopra riesce ad affrontare con successo la disuguaglianza, non si sostituisce al lavoro ma anzi è uno strumento capace di renderlo «più agile, flessibile e intelligente». Come? «Dando la possibilità di rifiutare le occupazioni forzate, sgradevoli e mal pagate».