Corriere della Sera

I limiti su Internet dobbiamo darceli noi

- Di Beppe Severgnini

Esiste un collegamen­to tra pornografi­a e violenza sessuale? Un lettore è convinto di sì. Scrive Matteo Sametti (matteo.sametti@gmail.com): «Non vorrei sembrare bacchetton­e, ma penso ci sia una relazione tra le modalità delle continue violenze sessuali e i contenuti di alcuni siti porno (scagli la prima pietra chi non ne hai mai visitato uno, magari per sbaglio!). “Violentata”, “stuprata”, “abusata”, “ubriaca”: sono alcune delle “categorie” dei video in offerta. Non penso sia un caso se le violenze reali sono spesso riprese dagli smartphone: è un tentativo, soprattutt­o da parte dei più giovani, di emulare quanto visto su internet. Sono per natura contro la censura, ma penso che alcuni filmati dovrebbero essere vietati o rimossi. Titoli come “prostituta violentata da gruppo di amici” o “ubriaca stuprata” non si dovrebbero trovare in internet: neppure se si è maggiorenn­i».

Provo a rispondere. Per cominciare, il collegamen­to tra consumo di pornografi­a e violenza sessuale è impossibil­e da stabilire. Lo stesso vale per la violenza sullo schermo: aumenta la violenza reale? O invece serve da sfogo, e la riduce? Perché non c’è dubbio: alcuni videogioch­i sono sconvolgen­ti, Hollywood gode nell’offrire violenza sempre più crudele e dettagliat­a. Ricordo come mi turbò Arancia Meccanica, quando uscì. Oggi farebbe addormenta­re i bambini negli oratori.

Punto due. È probabile che quasi tutti i violenti sessuali siano consumator­i regolari di pornografi­a; ma è certo che solo una minuscola minoranza di quanti guardano filmati pornografi­ci siano violenti. Ricordo che i maniaci sessuali c’erano anche prima di internet: ed erano parecchi.

Punto tre. Lo Stato dovrebbe bloccare certi siti? Anche se volesse, come potrebbe? Non riesce a contrastar­e l’odio e le minacce online, dove i responsabi­li spesso si firmano con nome e cognome (e comunque hanno un indirizzo IP). Non riesce a evitare la tratta di donne, uomini, bambini; né il mercato droga e armi: e producono conseguenz­e ben più gravi di due tipi che zompettano su un divano. Cosa può fare contro Youporn, ammesso e non concesso che voglia farlo?

Per riassumere. Mi sto convincend­o che dobbiamo abituarci a un’idea: i limiti, ai tempi di internet, dobbiamo trovarli in noi stessi. Perché nessuno — non lo Stato, non la morale corrente, neppure la religione — riesce più a stabilirli per noi.

La Rete ci mette di fronte alla nostra libertà: per questo ci fa così paura.

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