I tre problemi della domenica pomeriggio affidata alle sorelle Parodi
Mentre l’annuncio del nuovo «contratto di servizio» traccia i «doveri» della tv pubblica (un canale in lingua inglese come «vetrina» del made in Italy, qualche soldo in più per i piccoli produttori indipendenti: insomma timidi passi…), la Rai si trova a dover affrontare una stagione partita col piede sbagliato. Il capitolo più preoccupante è certamente quello della domenica pomeriggio, che dal 1976, con Corrado, vede la messa in onda di un contenitore pensato per «tenere compagnia» agli italiani. Il disastroso risultato ottenuto dalle prime puntate di «Domenica in» affidato alle sorelle Parodi pone più di un interrogativo: ha ancora senso un programma-contenitore che inizia alle due del pomeriggio e finisce oltre le cinque? O il problema è piuttosto dell’edizione di quest’anno? La scorsa settimana le Parodi hanno raccolto 1.846.000 spettatori medi, per uno share dell’11,1%. La settimana precedente l’ascolto medio era ancora più risicato (1.706.000), ma lo share un po’ più alto (12,3%), perché con la stagione che ingrana la platea si allarga. I problemi della domenica Rai sono sostanzialmente tre. Il primo smentisce il fatto che non ci sia più pubblico per programmi di tal fatta: a trarre vantaggio è infatti Barbara D’Urso su Canale 5, che la scorsa settimana volava su cifre importanti (2.733.000 spettatori, 16,4%), specie nella fascia dedicata all’attualità. Il secondo problema della domenica Rai è che il pubblico si perde progressivamente: il Tg1 lascia alla rete il 25% di share, dopo un’oretta si arriva al 10%. Il terzo problema di «Domenica in» è la composizione del pubblico: certo il contenitore è fatto per «tenere compagnia», ma gli spettatori del programma finiscono per essere solamente donne con più di 65 anni (e nemmeno poi tante: non più di mezzo milione di persone). Al di là dei «contratti», la Rai dovrebbe essere fatta di contenuti e prodotti. (a. g.)