«Mi scuso per le molestie» Poi Spacey rivela: sono gay
L’episodio risalirebbe al 1986. House of Cards chiude alla sesta serie
«Molestatoda Kevin Spacey quando avevo 14 anni e lui ne aveva 27». È l’accusa dell’attore Anthony Rapp ai danni del premio Oscar e protagonista della serie «House of Cards», che prima si scusa via Twitter e poi fa coming out: «Sono gay».
Kevin Spacey aveva sempre protetto la sua privacy in modo maniacale, anche quando il successo, due Oscar e l’amicizia con tanti potenti tra cui i Clinton avevano fatto crescere esponenzialmente il suo profilo e l’attenzione per la sua vita privata: della quale nulla si sapeva, ufficialmente. Le foto in cui abbracciava un giovane uomo, scattate in un parco nel 2000, erano finite su un tabloid di infimo livello, mai riprese da stampa e tv. L’aggressione da lui subita alle 4.30 del mattino in un parco londinese nel 2004 da parte di un ragazzotto aveva ricevuto relativamente poca pubblicità, anche se Spacey aveva cambiato per tre volte la sua versione dei fatti. Restava uno dei più grandi attori teatrali americani, di cinema — e anche della tv grazie a «House of Cards».
È molto brutto il modo che l’attore e regista 58enne ha scelto per fare finalmente coming out ieri, ammettendo la sua omosessualità: esce allo scoperto non perché abbia fatto qualche riflessione ma perché un collega, il 46enne Anthony Rapp di «Star Trek: Discovery», l’ha accusato — in un’intervista con Buzzfeed — di molestie. Con un’aggravante: Rapp aveva 14 anni.
Nel 1986, a una festa in casa di Spacey — Spacey e Rapp recitavano entrambi in teatro a Broadway — Rapp finì in camera da letto a guardare la tv senza accorgersi che tutti gli altri ospiti se ne erano andati. A quel punto, ha spiegato, Spacey entrò in camera, ubriaco, lo prese in braccio «come si fa con una sposa», lo sistemò sul letto e gli si stese addosso. Rapp riuscì a divincolarsi, disse «no» a Spacey che gli chiedeva se non preferiva restare.
La reazione di Spacey, ieri? Un comunicato di due paragrafi. Nel primo dice di rispettare e ammirare Anthony Rapp e di essere «inorridito». «Onestamente non ricordo quell’incontro di oltre trent’anni fa, ma se mi sono comportato così gli devo le scuse più sincere per un comportamento causato dall’alcol e profondamente inappropriato, e sono dispiaciuto per i sentimenti che ha descritto». Nel secondo paragrafo Spacey ammette che «ho avuto relazioni con uomini e donne. Ho amato e avuto incontri romantici con uomini: ora scelgo di vivere da uomo gay». Era liberissimo di continuare a mantenere la sua privacy come è liberissimo ora di fare coming out — non era l’unico caso, il suo. Saltare addosso a un ragazzino è un reato che dopo 31 anni sarà anche prescritto ma che nell’era post-Weinstein avrà conseguenze, se non legali, professionali. Beau Willimon, creatore della versione americana di «House of Cards», ha detto che la storia raccontata da Rapp è «profondamente sconvolgente... Sono solidale con Rapp, supporto il suo coraggio». Qualche ora dopo, la scelta di Netflix: la sesta stagione di «House of Cards» in onda nel 2018 sarà l’ultima.
L’unico vincitore? Seth MacFarlane, creatore del cartoon politicamente scorrettissimo «I Griffin». Quattro anni fa dal palco della cerimonia degli Oscar si congratulò con le attrici delle nomination così: «Adesso non dovrete più fingere di trovare bello Harvey Weinstein». E dodici anni fa, ne «I Griffin», fece correre uno dei personaggi, un bimbo di un anno, nudo attraverso un centro commerciale: «Aiuto, sono scappato dalla cantina di Kevin Spacey!». Un altro segreto di Hollywood rivelato con una battutaccia, nel silenzio generale, almeno fino a ieri.
Onestamente non ricordo quell’incontro di oltre trent’anni fa, ma se ho agito così gli devo le scuse più sincere per un comportamento causato dall’alcol