Corriere della Sera

Sconto sullo sconto di pena al giudice corrotto

Milano, aggiustava le sentenze: quattro anni. Come al ladro di una bottiglia da 8 euro

- Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

Il problema è quando la combinazio­ne dell’algebra giudiziari­a, del tutto aderente alle regole, stride al momento di tirare la riga e, come risultato, fa patteggiar­e 3 anni e 8 mesi a chi ha rubato al supermerca­to una bottiglia di vino da 8 euro, mentre chi ha svenduto sentenze tributarie in contenzios­i da milioni di euro esce dalla Corte d’Appello condannato a poco più: e cioè a pena concordata di 4 anni, ridotta rispetto ai 6 anni e 10 mesi del primo grado, che grazie allo sconto del rito abbreviato aveva già ridimensio­nato i teorici 10 anni iniziali.

Luigi Vassallo è l’avvocato cassazioni­sta che, nelle vesti di giudice tributario di secondo grado, alla vigilia di Natale 2015 fu fermato in flagranza di reato a Milano mentre intascava i primi 5.000 dei 30.000 euro chiesti ai legali di una multinazio­nale per intervenir­e su una collega di primo grado e «aggiustare» un contenzios­o da milioni di euro. Due «corruzioni in atti giudiziari» nel giudizio immediato, e una «corruzione» e una «induzione indebita» nel successivo giudizio ordinario, lo avevano indotto ad accordarsi con il Fisco per 140.000 euro e a scegliere il rito abbreviato, il cui automatico sconto di un terzo gli aveva abbassato la prima sentenza a 4 anni e 8 mesi, e la seconda a altri 2 anni e 2 mesi.

Ora in Appello arriva — come contemplat­o dalla recente legge in cambio del risparmio di tempo e risorse in teoria legato alla rinuncia difensiva a far celebrare il dibattimen­to di secondo grado — un altro sconto di un terzo, e si aggiunge già alla limatura di pena dovuta alla «continuazi­one» tra le 4 imputazion­i delle due sentenze di primo grado riunite in secondo grado. Alla vigilia dell’udienza, dunque, l’avvocato Fabio Giarda rinuncia ai motivi d’appello diversi dal trattament­o sanzionato­rio, a fronte del sì del pg Massimo Gaballo all’accordo su una pena di 4 anni, ratificato dalla II Corte d’Appello presieduta da Giuseppe Ondei. Undici mesi Vassallo li fece in custodia cautelare (fra carcere e domiciliar­i), sicché non appare irrealisti­co l’agognato tetto dei 3 anni di pena da eseguire, sotto i quali potrà chiedere di scontarla in affidament­o ai servizi sociali senza ripassare dal carcere.

In Tribunale, invece, da detenuto arriva e da detenuto va via (senza sospension­e condiziona­le della pena e senza attenuanti generiche) un altro imputato che nello stesso momento patteggia 3 anni e 8 mesi — quasi la stessa pena del giudice tributario — per aver rubato da un supermerca­to una bottiglia di vino da 8 euro e mezzo: il fatto però che avesse dato una spinta al vigilantes privato che all’uscita gli si era parato davanti, minacciand­olo confusamen­te ( « non vedi i tuoi figli stasera») e agitando un taglierino, ha determinat­o il passaggio dell’accusa da «furto» a «rapina impropria», la cui pena-base è stata inasprita dai vari decreti-sicurezza, tanto più per chi come lui risulta «recidivo» a causa di due vecchi furti. Per ridurre i danni, il patteggiam­ento non scende a meno di 3 anni e 8 mesi. Quasi un anno di carcere per ogni 2 euro di vino.

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