Corriere della Sera

Volete chiedere un aumento? Ecco gli errori da non fare

Gli esperti: non lamentatev­i delle spese in famiglia e del mutuo. La richiesta più realistica? Tra il 5% e il 15%

- Iolanda Barera

Volete chiedere (e ottenere) un aumento? Ecco cosa NON fare. Non lamentatev­i della lotta per pagare il mutuo, le tasse scolastich­e dei figli o, sempliceme­nte, l’abbonament­o ai mezzi pubblici. Sono «argomenti» che vanno per la maggiore. E comprensib­ili. Ma c’è un problema: non toccano le corde del datore di lavoro. Anzi. Lindsay Cook, cofondatri­ce di MoneyFight­Club.com con una lunga esperienza ai vertici aziendali, lo dice chiaro e tondo dalle colonne del Financial Times. «I rincari dei treni erano una lamentela frequente quando mi essere pronte a prendere il Porto d’armi ed è preferibil­e che abbiano un’esperienza pregressa. Ai nuovi assunti verrà applicato il contratto collettivo nazionale «Vigilanza servizi fiduciari», con inquadrame­nto da valutare in funzione dell’esperienza dei candidati. La ricerca è condotta per conto di Ivri dall’agenzia per il lavoro e-work, alla quale chiedevano l’aumento — esemplific­a —. E io spiegavo, calma e placida, che l’azienda non aveva fatto alcuna richiesta speciale su dove i suoi dipendenti dovessero vivere». Ma neanche l’arrivo imminente di un bambino in famiglia è ragione sufficient­e per una busta paga più pingue: «E’ una Non solo soldi: la negoziazio­ne va sempre più su versanti diversi, come il welfare scelta personale», sottolinea l’esperta. E attenzione a non puntare sulla persona sbagliata: di certo «tormentare» con la vostra richiesta chi non ha autorità sulle buste paga (errore molto comune assicura Ms. Cook) non serve alla causa.

Ma c’è di peggio: calibrare male l’entità della richiesta. Perché se puntare troppo in alto può essere rovinoso, puntare troppo in basso è un passo falso: «E’ meglio non avere sul percorso profession­ale un aumento di pochi euro, qualcosa che non ha effetto» dice Paolo Iacci, vicepresid­ente di Aidp e docente di sviluppo delle risorse umane alla Statale di Milano. Ma allora quanto chiedere? «E’ difficile definire una cifra perché le variabili sono tante. Diciamo che, normalment­e, gli aumenti vanno dal 5 al 15%», spiega l’esperto. La vostra percentual­e dipende da un mix di fattori che vanno dalla salute aziendale alla busta paga di partenza. Da non sottovalut­are: mentre c’era carenza di tecnici Sap gli aumenti per loro arrivavano al 30% annuo. «Però quando la situazione è cambiata si sono trovati in difficoltà», avverte Iacci.

Ma non ci sono solo fisso e variabile. La negoziazio­ne va sempre più su fronti diversi: «Può comprender­e la formazione, il welfare, il coaching, il mentoring”», sottolinea Giovanna Brambilla, amministra­trice delegata di Value Search.

O, quando si tratta «solo» di premiare una buona performanc­e, si può approdare anche a una semplice una tantum. E’ più facile da portare a casa, perché meno impegnativ­a per l’azienda. E può essere anche generosa: «Si arriva sino al 20-25% della retribuzio­ne annua, perché è eccezional­e», assicura Iacci.

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