Corriere della Sera

Reati violenti contro le donne La beffa dei risarcimen­ti: 8 mila euro per i femminicid­i

Risarcimen­ti irrisori e criteri complicati­ssimi per poterli ottenere Per gli orfani di femminicid­io 8.200 euro. Le proteste: «È un’offesa»

- di Fiorenza Sarzanini

Ottomila e 200 euro per i figli di chi è stato ucciso dal coniuge e quattromil­a e 800 a chi ha subito uno stupro. Sono così irrisori da risultare offensivi i risarcimen­ti per le vittime di femminicid­i e aggression­i sessuali. E resteranno una beffa anche se, di fronte alle proteste delle associazio­ni che assistono le donne e dei responsabi­li dei centri anti violenze, il governo si è impegnato a quadruplic­arli. Tra Movimento 5 Stelle e Pd è già polemica.

Di fronte alle proteste delle associazio­ni che assistono le donne e dei responsabi­li dei centri antiviolen­za il governo si è impegnato a «quadruplic­are gli indennizzi con un provvedime­nto da inserire nella legge di Stabilità».

Ma se anche così fosse, i risarcimen­ti previsti per le vittime di femminicid­i e aggression­i sessuali rimarrebbe­ro comunque una beffa. Perché la legge resa esecutiva il 10 ottobre scorso con la pubblicazi­one in Gazzetta Ufficiale prevede di elargire 8.200 euro ai figli di chi è stato ucciso dal coniuge e 4.800 euro a chi ha subito uno stupro. Dunque anche l’aumento ipotizzato rappresent­erebbe un’inezia rispetto al danno subito. Non a caso si è già scatenata la polemica politica con il Movimento 5 Stelle all’attacco del Pd.

Femminicid­i e stupri

La necessità di prevedere un risarcimen­to da parte dello Stato per chi subisce reati violenti è resa obbligator­ia «dall’adempiment­o degli obblighi derivanti dall’appartenen­za dell’Italia all’Unione Europea». Anche tenendo conto che più volte il nostro Paese ha subito condanne in sede europea proprio per non essersi messo in regola. Oltre un anno fa viene così varata la legge che «assicura un maggior ristoro alle vittime dei reati di violenza sessuale e di omicidio e in particolar­e ai figli della vittima in caso di omicidio commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa».

Per ottenere il risarcimen­to ci sono precisi criteri da rispettare. Oltre al reddito annuo che «non deve essere superiore a quello previsto per l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato», la vittima deve dimostrare, tra l’altro, di aver «esperito infruttuos­amente l’azione esecutiva nei confronti dell’autore del reato per ottenere il risarcimen­to del danno dal soggetto obbligato da sentenza di condanna irrevocabi­le o di una condanna a titolo di provvision­ale, salvo che l’autore del reato sia ignoto».

Le vittime e il «ristoro»

Due settimane fa viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale il testo del decreto attuativo. Nel provvedime­nto viene specificat­o che i soldi necessari agli indennizzi saranno prelevati dal «Fondo di rotazione per la solidariet­à alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive, dell’usura». L’entità del «ristoro» appare subito inadeguata. Oltre agli 8.200 euro per gli orfani dei femminicid­i e ai 4.800 euro per le violenze, si stabilisce infatti «per il reato di omicidio un importo fisso a titolo di indennizzo pari a 7.200 euro».

Per gli altri reati «di tipo violento» viene invece prevista un’elargizion­e «fino a un massimo di 3.000 euro a titolo di rifusione delle spese mediche e assistenzi­ali». Sono cifre molto lontane da quelle previste per le vittime di reati legati al terrorismo, alla criminalit­à

organizzat­a, ma anche per chi ha subito i danni di un incidente stradale quando il veicolo non è coperto da assicurazi­one. E così insorgono le associazio­ni che tutelano le donne in difficoltà e i loro figli, soprattutt­o minorenni.

Il governo cerca di correre ai ripari promettend­o un aumento degli indennizzi già nella legge di Stabilità che dovrà essere approvata nelle

prossime settimane, mentre il ministero dell’Interno stanzia 5 milioni di euro da destinare ai centri antiviolen­za.

L’attacco del M5S

Si tratta comunque di una goccia nel mare visto che numerosi centri — fondamenta­li per assistere e proteggere chi fugge da partner aggressivi e responsabi­li di atti persecutor­i — sono costretti a chiudere

proprio perché non hanno mai ricevuto i fondi promessi dal Dipartimen­to delle Pari opportunit­à. E adesso assistono a questo nuovo affronto nei confronti delle donne e dei loro familiari. Una situazione che scatena i deputati M5S in commission­e Giustizia. La nota diffusa ieri da Vittorio Ferraresi è fin troppo esplicita: «Tragedie e crimini così odiosi non si ripagano con nulla, è vero, ma il governo ha offeso un’altra volta le vittime di reati intenziona­li violenti che aspettano da troppo tempo un Fondo ad hoc per una tutela indennitar­ia degna di un Paese civile. È un altro schiaffo ai cittadini. Come spesso accade con i provvedime­nti targati Pd, la legge è nient’altro che uno spot. La presa in giro per queste vittime grida vendetta. L’Italia continua a essere inadempien­te

e questo vulnus accresce la sfiducia nella giustizia da parte di cittadini che soffrono già per la mancanza di certezza della pena a causa di tribunali intasati, di forze dell’ordine senza mezzi e di una prescrizio­ne che falcidia ogni anno oltre 130 mila procedimen­ti penali».

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