LaVerdi esalta il mondo sonoro di Guarneri
Superato il traguardo dei 70 anni, Adriano Guarnieri attraversa una nuova stagione creativa. Il compositore mantovano resta cioè fedele a un universo sonoro che ha sempre unito con estrema originalità fisicità e spiritualità, materia e visionarietà, carne e sublimazione. Ma le ultime creazioni, per certi versi meno sulfuree, hanno aggiunto a ciò un respiro, un’ariosità e una libertà dalle griglie formali che rendono amabile, sensuale, persino più luminoso e affermativo ciò che prima era tellurico e inquieto fino ai limiti dell’ossessione.
A dirlo con parole più semplici, la sua musica è più «reale»: meno pulviscolo, meno elettronica; più note, linee, spessori, canti, suoni «veri». Se n’era avuta una riprova già quest’estate a Spoleto, dove era andata in scena allo Sperimentale Fammi udire la tua voce, azione lirica ispirata al Cantico dei Cantici, testo vicino alla sensibilità appunto materica e spirituale del musicista. Ma la prova del nove è arrivata a Milano, dove Pietro Borgonovo ha diretto LaVerdi nella prima assoluta di Live-Symphony n.5, affresco per grande orchestra che ha incantato il pubblico. È un pezzo di vaste proporzioni che si ascolta senza soluzioni di continuità ma che conserva, della Sinfonia, il concetto di alternanza, non tanto di tempi quanto di spessori, dove un «cantabile» di oboi si alterna a un episodio d’archi, e un «fortissimo» a piena orchestra al timbro isolato di una malinconica tromba.
Niente soffi esangui o pallidi armonici; c’è tanto suono in questa musica e il bello è che ci gira l’aria intorno. E in quest’aria alita la poesia di un’intuizione lirica.