La piramide di Cheope e la stanza misteriosa
L’ambiente lungo 30 metri scoperto grazie a particelle scatenate dai raggi cosmici
Era da poco iniziata la ricerca un anno fa che subito si erano diffuse voci di scoperte straordinarie. Ora gli archeologi esibiscono prove difficilmente confutabili anche se avvolte di mistero: nel cuore della piramide di Cheope si nasconde una grande stanza lunga trenta metri, rivale per dimensioni alla Grande Galleria che porta verso la camera del re. È posizionata poco sopra e ancora non si sa bene come si sviluppi nella gigantesca massa di pietra. Adesso la sfida è riuscire a disegnarne contorni e caratteristiche. «È impressionante e nessuna teoria ne aveva previsto l’esistenza» dice Mehdi Tayuobi dell’Hip Institute di Parigi responsabile delle tecniche usate per arrivare all’inaspettato risultato.
Le piramidi e il cielo hanno sempre avuto uno stretto rapporto e proprio utilizzando la pioggia di particelle che cadono dallo spazio gli archeologi hanno penetrato, senza distruggerlo, l’interno di quella che è considerata la più importante delle sette meraviglie dell’antichità. Gli scienziati giapponesi dell’Università di Nagoya e del laboratorio Kek, assieme ai ricercatori francesi del Cea, hanno sistemato dei rivelatori alla base della stanza della regina sottostante quella del re e intorno alla piramide per catturare le particelle muoniche che i raggi cosmici generano quando colpiscono l’atmosfera terrestre. I muoni vengono in parte assorbiti dalla pietra ma se incontrano il vuoto i rilevatori notano una differenza di intensità che mostra ciò che incontra. In questo modo gli archeologi dello ScanPyramid Project sono riusciti a stabilire la presenza della cavità dopo averne identificate altre più piccole. Inevitabilmente si sono accese discussioni mentre si ipotizzano i prossimi passi da compiere. Un’ipotesi è che la grande camera possa essere stata realizzata per ragioni statiche, cioè per alleggerire in alcuni punti la struttura soprattutto in prossimità della Grande Galleria al fine di proteggerla evitando crolli. Ma secondo Hany Helal dell’Università del Cairo è troppo estesa per soddisfare solo a questa necessità. «Adesso dobbiamo scoprire come si sviluppa — dichiara Tayoubi alla Bbc — se sia orizzontale oppure obliqua, se sia un vuoto unico o se ci sono altre strutture minori al suo interno».
Già si ipotizza che possa nascondere la mummia del faraone Khufu della IV dinastia scomparsa non si sa quando e che aveva deciso la costruzione durante il suo regno concluso nel 2560 avanti Cristo. Aveva affidato l’impresa al nipote e architetto reale Hemiunu
I resti del faraone L’ipotesi che possa nascondere la mummia del faraone Khufu della IV dinastia
e solo dopo circa 23 anni l’opera si era alzata nel cielo per 146,6 metri. Composta da 2.300 mila blocchi di pietra pesanti in media 2,5 tonnellate ciascuno. «Uno dei motivi delle nostre ricerche — dice Helal — è capire come sia stata costruita » . L’archeologo americano Mark Lehner che ha revisionato i risultati del progetto ScanPyramids pubblicati sulla rivista Nature precisa che la tecnica muografica non consente di raggiungere molti dettagli. Però la prova della grande cavità emerge da tutti e tre i sistemi installati per rilevarla. Secondo alcuni scienziati il risultato è il più importante raggiunto dal diciannovesimo secolo nello studio delle piramidi anche se Zahi Hawass, del consiglio delle antichità egizie del Cairo in un’intervista sostiene che la camera era già nota da tempo pur non conoscendone i particolari.