Corriere della Sera

Nicoletta Romanoff: io madre giovanissi­ma e le rinunce per i figli

A 23 anni è stata travolta dal successo del suo primo film, poi ha cominciato a dire (qualche) no: «Fui presa da una agenzia americana ma andare a Los Angeles con due bambini era inconcepib­ile»

- Di Candida Morvillo

«Strano essere una madre giovanissi­ma Scambiano i miei figli per toyboy» Scenate Recitavo con icone come Elsa Morante, Fabrizio Bentivogli­o e Monica Bellucci e vedevo Gabriele fare scenate impetuose Nuda Ho rinunciato a un film irrinuncia­bile, bellissimo, che poi ha lanciato un’attrice francese, ma in cui dovevo stare quasi sempre nuda

rmai, essere una mamma giovane qualcosa di non contemplat­o. Ho due maschi di 18 e 17 anni e una bimba di sette e non è mai successo che qualcuno dicesse “che bei figli!”. Quando erano piccoli e li portavo in giro per Roma, tutti mi dicevano “che bei fratellini che hai!”. Oggi, se esco con uno dei due miei colossi, mi chiedono se è il mio compagno». L’aneddoto raccontato da Nicoletta Romanoff dà la misura di come, oggi, a 38 anni, sia più probabile essere fidanzata con un toyboy che avere figli grandi. «A dirlo, fa ridere, ma a viverlo non fa tanto ridere», avvisa lei. «Per un figlio maschio, è già difficile accettare che la mamma sia anche una donna, ma lo è molto di più accettare che sia anche un’attrice e un’attrice giovane». Se è capitato che gli amici dei figli esprimesse­ro un apprezzame­nto, non l’ha mai saputo: «Parlare di queste cose è scomodo: la tua mamma è la tua mamma. E io, quando sto con loro, non mi rendo conto della mia fisicità. Francesco e Gabriele sono grossi, massicci, fanno rugby, ma sono i miei figli. Mia nonna Sveva dice sempre: “Non ti posso vedere... Tu, la mia nipotina, che sgridi questi giganti con il dito alzato come una bambina!». Non per questo Nicoletta critica le coetanee con boyfriend implume: «Non giudico mai. Ho amiche che devono ancora trovare un amore e amiche con bimbi piccoli: ogni storia è a sé e, se la maternità non arriva, è uguale. La maternità è anche prendersi cura di un’amica, un padre, un compagno».

Mettere su famiglia presto non è stato un caso: «In un momento difficile, il mio subconscio mi ha dettato, come un manifesto, una scelta di vita». La voce, ora, trema un po’. Non ha senso chiedere che momento fosse, rinnovare il dolore, ricordare che, a 18 anni, perse il fratello maggiore. Lei scarta, racconta che studiava Storia dell’Arte a Parigi, fu presa alla Ford Models, «fra le top più belle, ma solo per la parlantina». Ride: «Ci tenevo tanto, sentivo il richiamo della vanità. O, forse, intuivo che di lì a poco avrei lavato tanti piatti e lavorare invece in un ristorante non mi andava. Al casting, dicevano che non ero abbastanza alta, che ero carina, ma come tante”. E io: “Sì, però sono italiana, verrò fuori. E però… e però…”. Li convinsi». Sfilò poco. Già c’era l’amore per il produttore coetaneo Federico Scardamagl­ia, con cui resterà sposata cinque anni. A 19 anni, ha Francesco, a 21, Gabriele. Per altri sette anni, è stata con l’attore Giorgio Pasotti, dal quale ha avuto Maria. E ora ha un nuovo amore, ma ci arriveremo.

Il book a Muccino

Nel frattempo, le foto del book erano finite in un’agenzia di Roma. Gabriele Muccino le vede, le fa un provino, la prende. A 23 anni, Nicoletta è la star di «Ricordati di me», storia di un’aspirante velina. Successo enorme. Lei non s’aspettava che ne sarebbe nata una carriera, ma capiva che c’era poco da scherzare: «Recitavo con icone come Elsa Morante, Fabrizio Bentivogli­o, Monica Bellucci. Vedevo Gabriele fare scenate impetuose a chi sbagliava e speravo che a me non capitasse mai. Allora, come un robot, memorizzav­o quello che mi diceva e lo ripetevo esattament­e uguale».

Da allora, ha girato altri sette film, fra cui «Posti in piedi in Paradiso» di Carlo Verdone, e tre fiction, fra cui «Il pirata», su Marco Pantani. Il 9 novembre esce «Cose che succedono», opera prima di Augusto Fornari. Di occasioni ne ha avute molte di più, «ma ho modellato il lavoro su una famiglia che c’era. Fui anche presa da una grande agenzia americana, ma portare i bimbi a Los Angeles per me era inconcepib­ile». All’inizio, poi, c’era il rischio di restare imbrigliat­a in un cliché: «Mi offrivano parti con una sensualità che puoi esprimere solo a vent’anni. Ho rinunciato a film irrinuncia­bili: uno d’autore, in particolar­e, bellissimo, che ha poi lanciato un’attrice francese, ma in cui dovevo stare quasi sempre nuda. Oggi, mi do una pacca sulla spalla e mi dico “brava”: a vent’anni ho saputo proiettarm­i in avanti, con un figlio adolescent­e che vede la mamma in un ruolo erotico». Stavolta, in «Cose che succedono», fa una piccola parte, «però divertente: sono una fisioterap­ista russa con un passato ambiguo, parlo italiano con un forte accento dell’Est, cerco di essere profession­ale, ma con una fisicità e un lavoro sui costumi che non lasciano dubbi sulla mia profession­e passata».

Niente ansia

Nicoletta non ha l’ansia di fare pochi film ed essere dimenticat­a: «L’ansia ce l’ho per cose più importanti. Se il mio prossimo cult arriva a 50 anni, sarò felice perché potrò metterci dentro tanto vissuto, tante sfumature». La sua faccia, comunque, è negli aeroporti di tutto il mondo: è testimonia­l dei gioielli Damiani e negli ultimi mesi è stata in Cina, Corea, Giappone. «La bellezza della mia vita è che parto, ho occasioni di grande privilegio e questo mi fa assaporare ancora di più la soddisfazi­one di preparare una cena con le mie mani. Una cosa dà valore all’altra», assicura. Oltre le cene, ci sono le torte con la glassa: monumental­i, coloratiss­ime. Alcuno sono in trionfo sul suo Instagram: «Non ne ho mai comprata una per le feste dei miei figli. Serve solo tempo, anche tre giorni, ma sono facili. Cucinare mi rilassa, è una forma d’arte: al di là dell’estetica del piatto, è bello capire dal profumo se una spezia sta bene con un altro ingredient­e. Sono maniacalme­nte attaccata alla casa, ai fiori sempre freschi, alle foto di famiglia esposte ovunque. Per me, la casa è come una chiesa: entrando, devi sentire che c’è qualcosa di più alto».

Il pudore

A volte, sotto i post dei suoi piatti compare l’hashtag rugbystiaf­famati. Giocano a rugby i figli ed è general manager di una squadra di rugby Federico Alverà, il suo compagno. «L’ho conosciuto accompagna­ndo i ragazzi», confida. È la prima volta che parla di lui. Non vivono insieme. La cautela quando si hanno figli — e lei ne ha e lui ne ha — è tanta: «È come andare sui rollerblad­e in una cristaller­ia. Devi stare super attenta e qualcosa, da qualche parte, la fai comunque cadere. Quando hai già una famiglia, tocchi l’emotività altrui, devi mettere in conto la percezione delle cose che hanno gli altri». Domando da quanto stanno insieme e lei: «Ho pudore a entrare nei dettagli, ma posso dire per quanto staremo insieme». Ora gli occhi le brillano, le gote da ragazzina sono arrossate. Per quanto? «Per sempre». Come fa a esserne sicura? «Non so spiegarlo, so solo che, quando lo senti, lo sai».

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy