Madrid non cede In carcere 9 leader catalani
Finiscono in prigione Junqueras e otto ex ministri indagati per sedizione. Atteso ordine di cattura per il leader
Pugnoduro della magistratura spagnola nei confronti degli indipendentisti catalani. Il giudice dell’Audiencia Nacional Carmen Lamela ha disposto l’arresto per otto ex consiglieri della Generalitat e per l’ex vicepresidente Oriol Junqueras, tutti rimasti in silenzio davanti al Tribunale. L’accusa è di ribellione, sedizione e malversazione, reati per cui rischiano fino a 30 anni. Rinviata ad oggi la decisione sull’arresto del leader separatista Carles Puigdemont, che dal Belgio ha twittato: «Il governo legittimo della Catalogna incarcerato per le sue idee».
L’ex vice presidente della Generalitat di Catalogna, Oriol Junqueras e otto dei suoi ex ministri, sono da ieri sera ripartiti in due carceri della regione di Madrid, come disposto dalla giudice dell’Audiencia Nacional, Carmen Lamela, che ieri li ha convocati per chiedere loro conto della Dui, la dichiarazione unilaterale d’indipendenza presentata al Parlamento catalano e votata il 27 settembre scorso, nonostante le diffide della Corte Costituzionale (e del governo centrale di Mariano Rajoy).
Ogni interrogatorio è durato pochi minuti, il tempo necessario a ciascun indagato (di reati gravissimi, come ribellione, sedizione e malversazione) per trincerarsi dietro la facoltà di non rispondere per non aver avuto il tempo di preparare la propria difesa. Tutti hanno adottato la stessa linea, tranne l’ex consigliere per l’Industria, Santi Vila, che si era dimesso dal governo il giorno prima della votazione all’origine di tutti i guai e che è rimasto a colloquio poco meno di un’ora: per lui, accogliendo le richieste della Procura generale, la giudice ha fissato una cauzione di 50 mila euro che gli permetterà di evitare il carcere. O meglio di uscirne oggi, perché non avendo con sé la somma ed essendo le banche chiuse per Ognissanti, non ha potuto pagarla: «Passerò una notte in prigione per solidarietà con i miei colleghi» si è consolato. Sono tornati invece a Barcellona, a piede libero, la presidente del Parlamento catalano, Carme Forcadell, i suoi due vice e i tre segretari, convocati per gli stessi motivi dal giudice del Tribunale supremo, Pablo Llarena, che ha dato loro fino a giovedì prossimo per preparare la difesa con i loro legali. Nel frattempo dovranno restare a disposizione ed essere sempre reperibili. Oggi la giudice Lamela deciderà infine se firmare un ordine di ricerca e cattura europeo nei confronti di Carles Puigdemont, presidente della Generalitat, destituito dal governo centrale, e altri quattro ex consiglieri riparati in Belgio. Invisibile da martedì mattina, dopo un’affollata conferenza stampa a Bruxelles, Puigdemont ha registrato ieri un messaggio ai catalani e lo ha affidato alla tv pubblica locale Tv3, presentandosi come presidente legittimo del governo di Catalogna e definendo la decisione della magistratura di «incarcerare il governo per le sue idee» un «gravissimo attentato alla democrazia e un colpo alle elezioni del 21 dicembre che si svolgeranno in un clima di repressione e arresti politici». Puigdemont aveva fatto sapere di non escludere di consegnarsi, ma a un giudice belga. «Esigo la scarcerazione dei consiglieri e la fine della repressione» ha aggiunto esprimendosi in catalano, ma assicurando che l’Europa non potrà più ignorare ciò che sta accadendo: «Ormai non è più una questione interna alla Spagna».
Anche la sindaca di Barcellona, Ada Colau, ormai praticamente l’autorità politica più rappresentativa in Catalogna, ha insistito sulla legittimità delle istituzioni catalane, ha parlato di uno «sproposito giuridico» con l’incriminazione degli eletti e di «un attacco alle fondamenta della democrazia di tutta la Spagna. Esigo dal governo di Mariano Rajoy che fermi questa spirale repressiva». In serata sono iniziate le prime manifestazioni, forse preludio di una mobilitazione generale in Catalogna per la libertà dei «detenuti politici».
Solidarietà Cauzione per l’ex consigliere all’Industria ma lui passa la notte in prigione per solidarietà