Corriere della Sera

Intercetta­zioni, via libera ma è scontro

Il sì alla riforma. Il premier: stop agli abusi, salvo il diritto di cronaca. Forza Italia: quel testo è ridicolo

- Marco Galluzzo

Le intercetta­zioni servono a perseguire dei reati, non a svelare la sfera privata delle persone. È uno dei principi del decreto legislativ­o varato dal Consiglio dei ministri. «Non limitiamo l’uso delle intercetta­zioni ma ne contrastia­mo l’abuso. Sono uno strumento fondamenta­le per le indagini ma è evidente che in questi anni ci sono stati frequenti abusi», ha commentato il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, dopo l’approvazio­ne.

Secondo il capo del governo quella che l’esecutivo si avvia ad introdurre, dopo un parere consultivo delle Camere, è una «disciplina più stringente» dello strumento, ma «senza ledere il diritto di cronaca, fissando una serie di meccanismi che rendano sempre più difficili gli abusi, soprattutt­o per la riservatez­za di persone non coinvolte nelle indagini, una soluzione giusta ed equilibrat­a».

Una riforma delle intercetta­zioni era stata chiesta più volte negli anni da Forza Italia, ma il provvedime­nto varato dal Cdm non soddisfa il partito di Silvio Berlusconi. Il deputato Francesco Paolo Sisto parla di «riforma sempliceme­nte ridicola» con «un solo, gravissimo effetto: penalizzar­e l’esercizio dei diritti della difesa, con complicazi­oni procedimen­tali che rendono pressoché impossibil­e il contraddit­torio su quanto intercetta­to, il governo ha a cuore solo gli interessi delle Procure». Anche l’ex ministro Enrico Costa la pensa così: «Sulle intercetta­zioni la montagna ha partorito un topolino. Il provvedime­nto non impedirà che le intercetta­zioni vengano usate a fini di gossip, e trasuda sfiducia verso l’avvocatura».

Di segno opposto la lettura del movimento di Grillo: «Orlando, Gentiloni e il Pd hanno coronato il sogno dei Berlusconi facendo la riforma delle intercetta­zioni telefonich­e, quella riforma che servirà a limitare l’utilizzo delle intercetta­zioni da parte della magistratu­ra», è la sintesi di Luigi Di Maio.

Per chiarire il senso del decreto legislativ­o il Guardasigi­lli Andrea Orlando ha spiegato alcuni tratti salienti della riforma: per alcuni versi disporre le intercetta­zioni sarà più facile, ma si dovrà «togliere ciò che non è penalmente rilevante dall’insieme delle intercetta­zioni che vengono utilizzate per il procedimen­to», e si prevede l’istituzion­e di «un archivio riservato, dove finiscono tutte le intercetta­zioni che non sono rilevanti dal punto di vista penale e ci sono una serie di previsioni puntuali che rafforzano il diritto della difesa». Inoltre «ci sono norme che vedono una più forte individuaz­ione della responsabi­lità nella custodia delle intercetta­zioni». Il capo della Procura sarà infatti responsabi­le della custodia e dell’archivio.

Maurizio Lupi racconta il punto di vista di Ap, l’altra costola della maggioranz­a: «Si tratta di un buon punto di partenza, per il quale Ap in commission­e Giustizia si è sempre battuta. Sono prevedibil­i le grida al bavaglio che non esiste, piuttosto, con questo provvedime­nto ci avviciniam­o con grave ritardo alla civiltà giuridica di quei Paesi dove le indagini coperte da segreto istruttori­o restano tali, perché sono fatte per ricercare i colpevoli dei reati, non per fornire materiali scandalist­ici ai media».

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