Corriere della Sera

I due Genovese e l’incontro con l’ex premier Il figlio: «Si è compliment­ato per il coraggio»

Il padre: è adulto, non l’ho spinto. E l’erede: io impresenta­bile? Ho visto anche Musumeci

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L’intervista comincia col padre e prosegue col figlio. Dal padre, Francanton­io Genovese, big pd transitato in Forza Italia, 11 anni di carcere in primo grado, al figlio, Luigi, 21 anni, secondo anno di Giurisprud­enza alla Luiss, catapultat­o in campagna elettorale per un seggio da ereditare all’Assemblea siciliana. Ras della formazione a Messina, co-proprietar­io dei traghetti Caronte sullo Stretto, 18 mila voti come bacino familiare, nipote di Nino Gullotti, ministro negli anni Sessanta, ecco Genovese senior in guardia.

L’accusa di «impresenta­bile» rischia di rovesciars­i su suo figlio? Si è pentito di averlo fatto candidare?

« Io sono poco incline da qualche tempo a parlare con i giornalist­i. Negativo per qualsiasi Insieme Francanton­io Genovese, 48 anni, ex Pd ora Pdl, con il figlio Luigi, 21 anni (Foto Enrico Di Giacomo) esternazio­ne. Parli con Luigi, è lui il candidato».

Ma l’ha spinto lei a candidarsi.

«È adulto. Decide e parla lui. Io non sto in prima fila».

Ci stava mercoledì a Palermo, davanti a Berlusconi.

«Ero stato invitato. Accanto a mio figlio».

È stato scritto che, prima del comizio, aveva tentato di incontrare il Cavaliere facendo anticamera a Villa Igiea senza successo, senza essere ricevuto.

«Ci siamo visti. Un incontro cordiale. Direi familiare. Ma perché tanto interesse?».

Beh, lei come primo dei cosiddetti «impresenta­bili»...

«Fra qualche anno vedremo».

Che succederà?

«Ma non le avevo detto che evito qualsiasi esternazio­ne? Parli con Luigi».

Ed eccoci al figlio, intercetta­to sui Nebrodi «per presentare il programma».

Quale?

«Il mio programma è “fare”»

In Sicilia, stando al Gattopardo, può essere un peccato

«La politica è fare».

Che cosa?

«Le cose di cui ho parlato con Berlusconi. Cose concrete e passione».

Come l’ha trovato?

«Che persona interessan­te, simpatica, coinvolgen­te. L’avevo già visto a una cena nel 2016. Ma stavolta da soli, noi tre. E lui che si compliment­ava con me».

Per che cosa?

«Per il coraggio».

Come glielo ha detto?

«Facendomi i compliment­i e un grande in bocca al lupo».

E sul marchio di impresenta­bile?

«Nemmeno un cenno. E poi io sono il figlio. Marchio che non merito, da scrollarmi lavorando».

Musumeci resta così l’unico a bacchettar­e gli impresenta­bili?

«Ho visto Musumeci la settimana Luigi Genovese scorsa a Barcellona Pozzo di Gotto. Non una parola su questo. Siamo rimasti che ci rivedremo dopo, vada bene o male. Insomma, ottimi rapporti».

È di suo padre l’idea di farle ereditare la candidatur­a?

«Non si eredita una poltrona, ma una passione».

La stessa di cui avrebbe parlato con Berlusconi?

«Sì, con il presidente ne abbiamo discusso immaginand­o già un grande successo di Forza Italia».

Quando ho incontrato il candidato governator­e non mi ha posto problemi Siamo rimasti che ci rivedremo dopo Ottimi i rapporti

Intanto è Fabrizio Micari a chiudere la campagna sullo Stretto, su un traghetto.

«Su quello delle Ferrovie, immagino».

Non su uno dei suoi, su quello della Caronte?

«Se paga il biglietto».

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