La percentuale
in Sicilia del livello di occupazione. Meno che a Bolzano (71), Valle d’Aosta (66) e Sardegna (50)
rispetto a indicatori di bilancio, valorizzazione del patrimonio immobiliare, gestione del personale, servizi ai cittadini, trasparenza degli appalti e impatto ambientale, con punteggi che vanno da o a 100. «Non è vero che al Sud va tutto male e al Nord va tutto bene», si legge nello studio, dove è la Sardegna a totalizzare nel complesso il punteggio migliore (insieme al Friuli-Venezia Giulia, che però quasi la doppia per Pil e reddito) e la Sicilia è penultima. Ha minore autonomia finanziaria (con un punteggio del 63,8%, contro l’88,1% della Sardegna, mentre la media è del 79,3%) e la maggiore incidenza dei trasferimenti dello Stato sulle entrate (oltre il 20%). La pressione fiscale per i siciliani è più bassa: in media ogni cittadino è chiamato a pagare 2.800 euro l’anno contro i 4 mila dei sardi. Non mancano aspetti positivi, l’isola ha il migliore avanzo sanitario procapite («vero indicatore di equilibrio finanziario», è definito nello studio, «la capacità di coprire la spesa sanitaria con le entrate a questa destinate») con un punteggio di 13,7, contro il negativo -204,3 di Bolzano. Il costo del personale, in percentuale, è inferiore che in altri enti, all’11,8%, un quarto di quello di Bolzano (43,5%) e di Trento (39,4%). Ma la spesa per far funzionare le istituzioni, ad esempio per gli assegni di presidente e consiglieri, è più alta che al Nord.