Corriere della Sera

Mps e il report che spunta nel processo a Milano

- Fabrizio Massaro

Tornano alla ribalta per Mps — quello della gestione 2006-2011 di Giuseppe Mussari e Antonio Vigni — i derivati segreti Santorini e Alexandria, entrambi sotto scrutinio dei giudici di Milano e Firenze. Nel capoluogo lombardo, dove si tiene il giudizio di primo grado per aggiotaggi­o, falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza contro l’ex presidente e l’ex dg nonché contro Deutsche Bank (per Santorini) e Nomura (per Alexandria), il difensore dell’istituto tedesco Giuseppe Iannaccone ha mostrato un documento di Banca d’Italia del 17 settembre 2010, finora inedito, da cui emergerebb­e che la Vigilanza sapeva che l’acquisto di Btp per circa 2 miliardi era uno «specchio» della ristruttur­azione del contratto Santorini, di cui copriva le perdite a fine 2008 spalmandol­e su un periodo più lungo (al 2031) e che Mps aveva scelto di non iscrivere l’operazione al «fair value» proprio per non registrare tale perdita. Bankitalia lo sapeva e non contestò la mossa di Mps, ha ammesso in udienza a Iannaccone l’ispettore di Via Nazionale, Mauro Parascando­lo, sentito come testimone, secondo quanto riporta Bloomberg. La Banca d’Italia, aveva spiegato Via Nazionale, per Mps si era concentrat­a sui rischi di liquidità che la riscrittur­a di Santorini aveva comportato.

Anche a Firenze — dove si celebra il processo di appello nei confronti di Mussari, Vigni e dell’ex capo dell’area finanza Gianluca Baldassarr­i dopo la condanna a Siena a tre anni e sei mesi per ostacolo alla vigilanza per avere occultato il «mandate agreement», il contrattoq­uadro, su Alexandria — le difese hanno ripetuto che Banca d’Italia aveva tutti gli elementi per conoscere la struttura del derivato messo in piedi con la banca giapponese Nomura. I legali di Baldassarr­i, Filippo Dinacci, e di Mussari, Tullio Padovani, hanno detto che gli ispettori di Bankitalia videro anche il «deed of amendment», un documento che rendeva operativi gli accordi fra Mps e Nomura contenuti nel «mandate». Il prossimo 7 dicembre è attesa la sentenza da parte della terza sezione penale.

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