«La notte è caduta sulla democrazia Carles a Bruxelles? Per farsi ascoltare»
Appena le tivù hanno trasmesso le immagini della colonna di cellulari della Guardia Civil che trasportava la metà dell’ex governo catalano, rimasto in Spagna, verso le carceri, la piazza Sant Jaume ha cominciato a riempirsi di bandiere e di manifestanti. Davanti all’ingresso del municipio di Barcellona Alfred Bosch, portavoce comunale e figura storica di Esquerra Republicana de Catalunya, lo stesso partito del «vice president» Oriol Junqueras, chiama alla mobilitazione: «Andiamo tutti davanti al parlamento — dice —. La notte è caduta sulla democrazia a Madrid». Gli striscioni e i cartelli già pronti che chiedono la «libertà per i prigionieri politici» dimostrano che la sentenza era in qualche modo attesa. Gli arresti dell’ex vice presidente e degli ex consiglieri che non hanno seguito Puigdemont in Belgio hanno comunque scioccato le piazze e si sente già la prima «cacerolada», la rumorosa protesta con le pentole che riecheggia nei quartieri di Barcellona. Ma negli studi degli avvocati si recrimina sulla linea strategica scelta dall’ex presidente della Generalitat, Carles Puigdemont: Xavier Melero, difensore, dei deputati di Junts pel Sì, Lluís Corominas, Lluís Guinó y Ramona Barrufet, interrogati oggi come membri della presidenza del Parlamento catalano, è convinto che la fuga di Puigdemont in Belgio abbia danneggiato i rimasti. Alfred Bosch non è d’accordo.
Eppure, tra gli avvocati che difendono la causa indipendentista c’è chi pensa che se il «presidente in esilio», Carles Puigdemont, si fosse presentato come gli altri all’Audiencia Nacional, la giudice non avrebbe disposto misure cautelative così dure. Lei cosa ne pensa?
«Non la vedo così. Carles Puigdemont è a Bruxelles per cercare di fare sentire la sua voce in tutto il mondo. E sono sicuro che adesso sarà finalmente ascoltato. Quanto a che cosa sarebbe successo se si fosse presentato a Madrid all’Audiencia Nacional, non lo so. Ma nessuno tra di noi pensa che dovesse farlo».
Non crede che sarebbero forse venute meno motivazioni come il pericolo di fuga, se metà della Generalitat non fosse partita precipitosamente per Bruxelles?
«Non lo so. Non sono io il giudice. Ma le sue decisioni mi sembrano surreali».
Surreali?
«Sì, come si può parlare di reati come la ribellione e la sedizione nel XXI° secolo? In che epoca viviamo?».
Mancano sette settimane alle elezioni anticipate del 21 dicembre in Catalogna: saranno candidati anche Puigdemont, Junqueras e gli ex ministri detenuti?
«È ancora presto, non lo sappiamo. Se si candideranno e saranno eletti, avranno immunità e diritti che dovrebbero essere rispettati, in quanto deputati. Anche se…».
Anche se?
« Con tutte le irregolarità commesse dalla giustizia in queste ultime settimane, non mi aspetto niente di buono».
Se i leader catalani si candideranno e saranno eletti avranno diritto all’immunità