Corriere della Sera

Dalla sorella di Napoleone alle feste dell’Unità con Pajetta Un tesoro amato e maledetto

La dimora su quattro piani e un parco di otto ettari

- (Photomasi)

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Si racconta che nel parco di Villa Massoni, che oggi si estende per quasi otto ettari confondend­osi con i boschi appena fuori il centro storico di Massa e a poca distanza dal castello dei Malaspina, si trovassero statue straordina­rie. Barocche neoclassic­he, ma anche più antiche e preziose. Erano il vanto dei Cybo-Malaspina, nel Settecento i signori di Massa. Non le avrebbero donate per nessun motivo se non avessero avuto la certezza e il terrore che quei tesori sarebbero finiti in Russia per uno di quei «trafugamen­ti a scopo politico» che al tempo venivano sublimati con improbabil­i donazioni. E così decisero di portarle «in salvo» a Roma e ancora oggi si possono in parte ammirare nel giardini del Quirinale e nella residenza papale di Castel Gandolfo.

La storia di Villa Massoni inizia due secoli prima, tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600, ma la vicenda delle statue sembra quasi anticipare la successiva maledizion­e. Perché il fratricidi­o di Massa sembra nascere proprio da qui, dalla paura di perdere la bellezza più segreta della villa di famiglia, già amatissima dalla sorella di Napoleone, Elisa, e persino dalla moglie del poeta e saggista e sostenitor­e del fascismo Ezra Pound, arrestata dagli alleati per tradimento e poi ospitata alla fine della Seconda guerra mondiale dagli allora proprietar­i. Stregati da quelle architettu­re, dai profumi e persino dalle ombre di questa piccola reggia oggi in rovina.

Nei quattro piani della dimora principale, divisa in un’ala più antica costruita verso la metà del Seicento e quella più moderna di fine Ottocento, si trovano ventisei stanze. Oggi decadenti ma dove ancora si possono riconoscer­e i muri e i soffitti finemente affrescati. La villa ha loggiati e belvedere, statue e vasche con giochi d’acqua che una volta dovevano essere spettacola­ri. Come il parco. «Sempre molto sobrio — spiega l’architetto Bruno Manfredi, studioso del- La Spezia Carrara Villa Massoni Massa Forte dei Marmi Viareggio la dimora storica — con la peculiarit­à, presente anche oggi, di accogliere coltivazio­ni d’agrumi».

Poi ci sono le dependance. Tre edifici (uno dei quali abitato dal sospetto omicida) su tre piani per circa 250 metri quadrati ciascuno, l’abitazione dei contadini, la rimessa e quelli che nel ’800 erano un fienile, il pollaio, la scuderia e il rimessaggi­o per due carrozze. Oggi è tutto in abbandono, ma soltanto cinque anni fa si tentò un salvataggi­o con una petizione, firmata da 27 mila persone, per cercare di far inserire la villa dei beni salvaguard­ati dal Fai, il Fondo ambientale italiano. Da anni la villa è chiusa e in tanti a Massa rimpiangon­o i tempi in cui i proprietar­i concedevan­o il parco per la Festa dell’Unità. Da qui passarono i più importanti leader del Pci, tra i quali ( applauditi­ssimi) Pajetta e Natta. Non solo: negli anni Novanta, Piero Casonato, il medico ucciso dal fratello, appassiona­to di motocross, aveva fatto costruire nel parco una pista superlativ­a. «Arrivò anche Francesco Rutelli — dice Manfredi — e anche oggi ci si ricorda di quell’evento».

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Il luogo Il fatto è successo a Massa, nel parco della seicentesc­a villa Massoni, la residenza nobiliare che dal 1920 fa parte del patrimonio della famiglia Casonato Il movente L’investimen­to sarebbe giunto al termine dell’ennesima lite per i lavori di...

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