GLI ERRORI DI TRUMP NELLA GUERRA IN AFGHANISTAN
Quella dell’Afghanistan è diventata una guerra dimenticata, ma noi italiani, che abbiamo ancora 950 soldati dalle parti di Herat, dovremmo almeno cercare di capirla. Nelle ultime settimane è stato un continuo: prima i colpi di mortaio contro l’aereo del segretario alla difesa americano Mattis, poi la strage alla moschea di Zaman (85 morti) rivendicata dall’Isis, altre decine di morti in varie moschee sciite, 50 vittime in un centro della polizia, 43 nell’attacco a una caserma, 15 morti nell’accademia militare di Kabul, e ieri l’altro 8 morti in un attentato, firmato Isis, a due passi dall’ambasciata Usa. L’agenda di sangue è parziale, ma basta a porre un quesito che ci riguarda: cosa sta accadendo in Afghanistan? Le risposte sono almeno tre. La prima è che la «nuova strategia» di Trump non sta funzionando. Il presidente ha previsto di portare le forze Usa (combattenti e addestratori, come sono gli italiani) da 8.400 a 15.000 uomini, «fino alla vittoria» . Ma la «vittoria» non viene definita, e prevede in realtà un accordo politico con i Talebani. Via questa già percorsa in passato senza successo. Se invece l’America vorrà puntare alla vittoria sul campo, i rinforzi non basteranno. E il nemico lo sa. Seconda risposta: sconfitto in Iraq e in Siria, l’Isis sta creando nuovi capisaldi altrove. In Libia, nel Niger, ma soprattutto in Afghanistan. Alla violenza dei Talebani si aggiunge così quella, ancor più feroce, degli uomini in nero. Terza risposta: i militari afghani non ce la fanno. Malgrado l’appoggio dell’aviazione americana, il numero di morti, feriti gravi e disertori ha superato quello delle reclute. Il costosissimo programma di addestramento e di armamento pagato dall’Occidente rischia di non bastare più. E di certo non aiuta il «fronte interno» politico, con il presidente Ghani e il premier Abdullah che preparano le elezioni del prossimo anno l’uno contro l’altro armati. Andare via per primi non si può senza danneggiare le nostre alleanze, ma restare diventerà sempre più difficile.
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